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domenica 23 gennaio 2011

Trebisacce-23/01/2011:S. E. il Vescovo, Mons. Vincenzo Bertolone,








Domenica 23 gennaio,
S. E. il Vescovo, Mons. Vincenzo Bertolone,
ha incontrato gli Operatori Economici dell'Assopec.
.

Nell'ambito della visita pastorale a Trebisacce, S. E. il Vescovo
ha voluto dedicare la domenica del 23 gennaio, al mondo del Lavoro.
Il nostro direttivo si ritiene onorato da quest'attenzione riservata
ai Commercianti, agli Artigiani, ai gestori di Pubblici Esercizi e
Servizi di Trebisacce.
E' stata un'occasione importante, nella quale abbiamo avuto modo di
ascoltare la parola di S. E., nonchè
di esporgli le nostre riflessioni, le nostre professionalità e le
nostre problematiche.
Al termine dell'incontro, S. E. il Vescovo ed i Parroci di Trebisacce,
si sono trattenuti con noi per il pranzo.

Subito dopo la Santa Messa, celebrata nella Parrocchia di San Vincenzo Ferrer,
ci siamo spostati presso la sala del Ristorante "Da Raffaele", sul lungomare.

L'incontro è iniziato con il saluto agli ospiti ed il discorso
del presidente dell'Assopec, Walter Astorino, mirato ad esporre il
carattere dell'associazione,
le capacità del settore, nonchè le sue problematiche.
Astorino ha concluso auspicando l'istituzione di una Santa Messa
interparrocchiale dedicata ai commercianti e gli artigiani, da tenersi
ogni anno il 6 dicembre, nel giorno di San Nicola di Mira, patrono
appunto di commercianti ed artigiani, a cui è intitolata la Chiesa
Madre nel centro storico.
Di seguito ha preso la parola Sua Eccellenza il Vescovo,
che si è pronunciato con parole di alto spessore morale e spirituale,
nonchè pratico,
incitando i presenti a perseverare nella strada del lavoro, della
coesione, e della Carità.
Monsignor Bertolone ha dimostrato vivo interesse ed acume nel
comprendere le potenzialità e le difficoltà espostegli
dall'associazione, ed in particolare per alcuni punti del discorso
d'apertura.
Ha inoltre accolto di buon grado la proposta di dedicare la Messa del
6 dicembre agli operatori economici, ed ha espresso la Sua volontà di
adoperarsi affinchè la cosa possa essere vagliata
e ponderata dai parroci di Trebisacce, auspicando una buona riuscita
del progetto.
Gli associati hanno accolto le Sue parole dedicandogli la massima
attenzione, ed interrompendo, con ripetuti applausi.
Durante il pranzo, è stata consegnata una targa ricordo in vetro,
opera del laboratorio "Vetro Arte".
S. E. il Vescovo ha degustato il celebre "Garum", condimento a base di
pesce prodotto a Trebisacce dal conservificio "Garoppo".
Un saluto speciale a S. E. è stato portato dal commerciante più
anziano fra i presenti, Michele Lofrano, già in pensione da alcuni
anni, presidente dell'Associazione Combattenti e Reduci.
Tutto si è svolto nel migliore dei modi, e la giornata è risultata
proficua quanto piacevole e distensiva per tutti.


Di seguito il discorso del presidente dell'Assopec, Walter Astorino.

"Innanzitutto porgo un ringraziamento, sentito e non di circostanza, al
Vescovo, che nell’occasione di questa sua visita pastorale alla città
di Trebisacce, ha deciso di incontrarci. Nella mia memoria, a
Trebisacce, è la prima volta che le nostre categorie di lavoratori
sono oggetto d’attenzione da parte di una personalità di così alto
livello. Ne siamo entusiasticamente onorati. A questi sentimenti, si
aggiunge la gioia di poter
condividere la tavola… insomma: non ci sembra vero! Il Vescovo è tra noi.
E noi siamo pronti ad accogliere la Sua parola ed il suo messaggio.
Naturalmente, questa è anche l’occasione di portarLe la voce dei
nostri colleghi, dei nostri associati.
E devo dire ancora, che questa è la prima volta che qualcuno si prende
la briga di volerci ascoltare.

Eccellenza, noi siamo dei semplici lavoratori, e pertanto non siamo
abituati alle grandi occasioni, alle ufficialità, ai protocolli:
pertanto le chiediamo preventivamente scusa
per tutte le mancanze ed inadeguatezze in cui incorreremo.

La nostra associazione, l’ASSOPEC, ovvero l’associazione degli
operatori economici,
nasce per dar corpo ed unitarietà a tutti quegli operatori del
commercio, dell’artigianato, dei pubblici esercizi e dei servizi, che
trovano identità nei principi e nei valori legati al lavoro. Ci siamo
uniti per superare e mettere da parte l’egoismo, le gelosie
professionali, il qualunquismo, e tutti quei fattori di divisione che,
storicamente, ci hanno portati ad essere, nonostante la nostra
esuberanza individuale, una categoria nel complesso debole nei
confronti delle rapide trasformazioni socio-economiche della
contemporaneità. Oggi non è tempo di divisioni. Stare uniti è
un’esigenza. Lo stare uniti accresce il nostro potenziale sotto ogni
profilo. Ed occorre essere uniti anche con i nostri clienti, con il
nostro territorio: per far fronte alle sfide di un mercato
globalizzato, dobbiamo ripensare al nostro ruolo nell’ambito sociale
in termini positivi e propositivi.
Siamo 150 associati, tutta gente che si rimbocca le maniche al
mattino, e non chiede nulla a nessuno. Crediamo nel lavoro,
innanzitutto come fonte di sussistenza, ma anche di autostima, di
autoaffermazione, come soddisfazione personale, come fattore di
crescita economica e di sviluppo civile.
Affrontiamo i nostri sacrifici con coraggio ed entusiasmo. Non è
retorica: le nostre attività ci stressano e ci creano continuamente
problemi, ma noi le amiamo, perché sono figlie del nostro sudore, e ci
appartengono, come noi apparteniamo a loro.
Per poter stare uniti, oltre a mettere da parte le rivalità personali,
stiamo faticosamente abbattendo tutte quelle barriere ideologiche ed i
pregiudizi ad esse connesse, retaggio dello scorso secolo. Il
pragmatismo che ci caratterizza, è frutto del continuo confronto con
la realtà a cui siamo costretti, nel nostro lavoro quotidiano. Abbiamo
constatato, purtroppo, che nessuna forza politica, ideologica, o
filosofica, ci ha mai tutelato ed incentivato, nei fatti.
Per questo, pragmaticamente, è maturata in noi l’esigenza di cercare
di tutelarci da soli, valorizzando il nostro operato ed il nostro
ruolo nella società.
Eccellenza, un’altra nostra caratteristica, è la centralità tuttora
diffusa del ruolo della famiglia nelle nostre attività.
La maggioranza dei nostri associati, si trova in una condizione
lavorativa nella quale la famiglia è fattore di unione ed è fattore di
sviluppo e crescita economica.
La famiglia è poi il crogiuolo nel quale si trasferisce ai giovani la
cultura del lavoro, il sapere artigiano, l’abilità commerciale, lo
spirito di sacrificio, il coraggio imprenditoriale. Ma anche
l’eccessivo ed egoistico attaccamento alla propria famiglia, se
innesca rivalità, vendette e divisioni, può trasformarsi in un freno
all’armonico sviluppo della società, e noi ci stiamo battendo anche
per superare questa visione ristretta del proprio “clan” come unica
risposta alle pressioni di un mondo che è diventato così grande da
poter schiacciare qualsiasi piccolo “clan” locale senza nessuno
sforzo. Anche per questo occorre stare uniti.
Crediamo che l’unione sia la strategia migliore per fronteggiare la
grande crisi che il nostro paese sta attraversando.
La nostra è una crisi nella crisi. Nel contesto di una difficoltà
economica su scala globale e di uno smarrimento a tutti i livelli
della nostra nazione, l’alto jonio, e con esso Trebisacce, sta
attraversando un momento difficile.
L’accentramento delle risorse economiche nelle mani di pochi, sta
portando all’estinzione il cosiddetto ceto medio, principale motore
dell’economia.
Senza un’equa distribuzione dei redditi, si assiste inevitabilmente ad
una contrazione del potere d’acquisto delle popolazioni, che si
traduce in un peggioramento generale delle condizioni di vita di
tutti, noi compresi.
Lo smantellamento di strutture come scuole ed ospedali pubblici, ci
conduce ad una visione cinica ed egoistica della vita, privandoci di
prospettive a lungo termine, quasi che il mondo dovesse concludersi
con la nostra generazione, senza dar spazio a speranze per il futuro
dei nostri giovani. Anche queste scelte scellerate hanno prodotto
danni alle nostre attività. Noi ci siamo battuti senza risparmiarci
per il nostro ospedale, e cogliamo l’occasione per ringraziarla delle
sue posizioni in merito.
Eccellenza, in una Calabria periferica rispetto all’Italia, noi ci
sentiamo periferia
della Calabria, tant’è che è da noi che è nata l’idea di passare in Basilicata.
Senza addentrarci nella questione, il semplice fatto di questa idea,
le può dare il senso di quanto ci sentiamo abbandonati.
Non dobbiamo aspettare la manna dal cielo. Come genitori, abbiamo il
dovere di istruire i nostri figli alla cultura del lavoro. Non ci si
deve vergognare a sporcarsi le mani. Il lavoro è ragione di onore.
“Ora et Labora”, è il motto di San Benedetto, un santo a me caro. Non
bisogna vergognarsi di lavorare. Le nostre botteghe, i nostri studi
professionali, i nostri laboratori, devono riprendere ad essere un
punto di riferimento per la propagazione di quella cultura del lavoro
che deve contagiare le nuove generazioni. Rilanciamo l’artigianato,
l’agricoltura, le tipicità e la capacità turistico-ricettiva del
nostro territorio, con orgoglio e dignità.

Tornando alle nostre attività, volevo stimolarle una riflessione sul
nostro ruolo sul territorio.
Eccellenza, provi ad immaginare le vie delle nostre città senza
negozi, senza vetrine, senza insegne luminose, senza l’amico Mario che
prepara quei buoni panini, o senza Vittorio della ferramenta, che
salutiamo al mattino mentre spazza il proprio marciapiede, o senza la
sorridente Francesca che ci pesa la frutta scambiando due chiacchiere,
senza il bar di Roberto, dove leggiamo il giornale sorseggiando il suo
ottimo caffè, senza l’officina di Tonino, dove il ragazzo guarda ed
impara.
Eccellenza: senza le nostre attività, le nostre città sarebbero un
triste deserto, spoglio e cupo, ostaggio della tristezza e covo di
anomia ed alienazione.
Le nostre attività costituiscono un presido territoriale di importanza
tanto grande quanto sottovalutata. Con la nostra presenza, il
territorio è preservato dall’abbandono,
dagli atti vandalici, dal degrado. Con i nostri servizi offriamo
qualità della vita,
cortesia, amicizia, simpatia, e non solo sterile merce.
Insomma, siamo un collante sociale di prima importanza, quartiere per
quartiere, rione per rione.
Però, Eccellenza, tutto ciò rischia di venir meno, sotto i colpi
sferzanti che la civiltà del consumo sfrenato e disumanizzante ci sta
assestando, con l’incentivo e l’approvazione della classe politica di
ogni colore.
Il mostro della grande distribuzione, con i suoi fuochi fatui ed il
suo potere di illusione delle masse, ci sta assestando ferite
formidabili, a seguito delle quali, diversi nostri colleghi sono stati
costretti ad abbandonare il campo.
La domenica, da giorno del Signore, si sta trasformando in giorno del
Dio Mammona: in un impeto di alienazione collettiva, tantissima gente
si riversa in centri commerciali ipertrofici, e sproporzionati alle
nostre realtà territoriali.
L’assenza di una pianificazione commerciale sul territorio, si traduce
in un caos ed in difficoltà economiche addirittura anche per i centri
commerciali stessi, in alcuni dei quali già si contano numerose
attività di nostri colleghi che sono stati costretti anch’essi alla
chiusura. Il dilagare dell’abusivismo commerciale, poi, non
contrastato in alcuna maniera, mette ulteriormente in crisi il
sistema. Da un lato, il consumatore non è garantito sulla qualità ed
igienicità dei prodotti che acquista, dall’altro, viene meno allo
stato una cospicua quantità di introiti in quanto i commercianti
abusivi, ovviamente, il più delle volte non pagano alcuna tassa.
Eccellenza, noi siamo contribuenti attivi, cioè noi paghiamo le nostre
tasse con i nostri soldi. Noi paghiamo gli stipendi dei nostri
collaboratori, ed i contributi annessi,
con i nostri soldi. E’ grazie alle tasse dei contribuenti attivi che
si regge il sistema.
Rifletta su questo. Noi non aspettiamo fine mese per ricevere uno
stipendio fisso,
sempre uguale a se stesso, comunque siano andate le cose.
Il mese può andare bene come può andare male.
Per questo noi teniamo tanto allo sviluppo ed alla tutela del
territorio. Per questo auspichiamo una valorizzazione turistica, uno
sviluppo dell’agricoltura e dell’artigianato, un incremento della
qualità e varietà dell’erogazione di servizi. Per noi, un territorio
in buona salute si traduce in maggiori risultati economici.
Purtroppo però, per i professionisti della politica, a quanto pare,
non è la stessa cosa.
Spesso i nostri politici non conoscono il territorio, le sue qualità,
le sue potenzialità, e viceversa conoscono fin troppo bene i
carrozzoni elettorali ai quali aggrapparsi per far galleggiare il loro
potere personale, un potere fine a se stesso, che in questi 40 anni
dalla costituzione dell’ente regione Calabria, per Trebisacce e l’Alto
Jonio, non ha portato che illusioni e delusioni.
Un altro anello difettoso della catena virtuosa dello sviluppo, qui da
noi, sono gli istituti di credito. Prudentissimi con i lavoratori
onesti, azzardati con i “giocatori d’azzardo”. Eccellenza, il costo
del denaro, da noi, è più caro che nel resto d’Italia.
Partiamo svantaggiati da ogni punto di vista.
In conclusione, voglio dirle, che nonostante le problematiche che ho
avuto il dovere di esporre, affermo che da quanto constatiamo
quotidianamente nei nostri incontri fra colleghi, queste serie
preoccupazioni non hanno intaccato il nostro morale.
Andremo avanti. Le cito un proverbio che lei certamente conosce:
“Piegati giunco, che passa la piena”. Ed è con l’elasticità, la
flessibilità, che speriamo di superare questi momenti di difficoltà,
confidando nelle nostre forze e nell’aiuto del Signore.

Colgo infine l’occasione della presenza di tutte le parrochie di
Trebisacce, di sua Eccellenza il Vescovo, e dei nostri colleghi, per
lanciare una proposta, ovviamente da vagliare ed eventualmente
sviluppare.
Sarebbe bello che questa giornata, non fosse una meteora occasionale,
un bel ricordo e null’altro. Ovviamente la invitiamo a ritornare, ma
possiamo pensare anche ad altro.
Sarebbe bello che gli operatori economici di Trebisacce trovassero un
momento di unità anche in ambito religioso.
Ed a tal riguardo ho pensato al 6 dicembre. Il giorno di San Nicola di
Mira, patrono dei commercianti.
Sarebbe bello, in quella data, celebrare una messa per gli operatori
economici, a livello interparrocchiale, superando ancora una volta le
divisioni, in maniera da ritrovarci tutti uniti, ogni anno, a sancire
anche religiosamente questa nostra volontà di essere coesi e
condividere la vita sociale, economica, culturale, e finalmente anche
religiosa, di Trebisacce."

--
assopectrebisacce@gmail.com
ASS. OP. EC. Trebisacce
associazione operatori economici
http://www.assopectrebisacce.com

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