lunedì 8 novembre 2010
Sibaritide-08/11/2010:UN VIAGGIO NEL DISASTRO. SITI ARCHEOLOGICI NELLA SIBARITIDE ABBANDONATI-
UN VIAGGIO NEL DISASTRO. SITI ARCHEOLOGICI NELLA SIBARITIDE ABBANDONATI-
di Pasquale Golia
Era la terra dell’abbondanza e del lusso. L’antica Sybaris era la più importante colonia della Magna Grecia. Oggi nella piana di Sibari, un vasto territorio che abbraccia ben 36 comuni nell’alto Jonio cosentino, della grandezza degli antichi Greci non è rimasto più nulla o quasi. Testimonianza storica di rilievo di quel periodo è solo il Parco archeologico di Sibari, pochi ruderi e nulla più. Tutta colpa di una politica che per decenni ha abbandonato a se stesse bellezze archeologiche di inestimabile valore. Fondata intorno agli anni 730-720 a.C. da popolazioni achee guidate da Is di Helike, Sybaris insieme a Kroton e Taranto, fu in assoluto una delle più grandi città della Magna Grecia, con oltre 100 mila abitanti distribuiti su 510 ettari di terreno protetti da una cinta muraria di 10 km. In altri termini da Amendolara sino a Paludi, Campana, al di là di quanto portato alla luce, ci sarebbe ancora molto da scroprire. Solo che mancano i fondi e le poche bellezze venute alla luce vengono abbandonate all’incuria del tempo. Il sito più importante resta sicuramente quello del Parco del Cavallo a Sibari, un’area che si estende per 10 ettari. Tuttavia degli antichi edifici resta ben poco. Dal 1932, quando si iniziò a portare alla luce i resti della prima delle tra città sovrapposte, al 2004 è stato fatto per mettere in sicurezza il sito, cosicché molti di quei ruderi, impregnati d’acqua, si sono sgretolati. Due anni orsono la Regione Calabria di concerto con la Sovraintendenza ai Beni culturali aveva illuso i più, portando a termine importanti lavori di restauro al vecchio teatro romano. Qui addirittura era stato istallato un palco in cristallo che avrebbe dovuto ospitare spettacoli estivi. Un’illusione, si diceva, poiché gli spettacoli su quel palco in oltre due anni si possono contare sulle dita di una mano e nel frattempo il resto del Parco è nuovamente abbandonato, animato da qualche cane randagio che tra quei ruderi ha trovato la dimora ideale. Sempre nel Parco del Cavallo, all'interno del Parco Archeologico di Sibari, è stato rinvenuto un intero quartiere artigianale della Sybaris arcaica denominato Parco dei Tori ma anche questo con il tempo si sta sgretolando, colpa dell’acqua del vicino fiume Crati che in inverno trasborda ed invade il sito, a nulla servono due pompe idrovore perennemente guaste. Acqua che lentamente rischia di spazzare via le testimonianza di una civiltà che qui ha lasciato segni importanti. Appena qualche chilometro più a nord e si arriva al parco archeologico di Timpone della Motta a Francavilla Marittima, contrada Macchiabate. Un sito archeologico di grande valenza proto-storica, La necropoli del periodo ellenistico. Infatti il tempio arcaico rinvenuto in loco è il primo esempio di luogo cultuale indigeno. Intitolato alla Dea Athena, in età greca. Di quel sistema di cinque tempi collegati tra di loro oggi resta poco, anzi pochissimo, solo pietre e il solito abbandono, tra erba alta ed incuria del tempo. Situazione ancor più allarmante a sud si Sibari. Il sito di Castiglione di Paludi è testimonianza diretta della frequentazione umana nell'età del Ferro. Cinquanta tombe a fossa, delimitate e coperte da ciottoli di fiume di notevole interesse ed oggi a rischio. Da anni si chiedono lavori per la sistemazione del sito ma nulla cambia, cosicché anche qui le erbacce e l’abbandono fanno da contorno a resti archeologici che lentamente vengono portati via dall’acqua. I siti archeologici non mancano come a Campana, Torrevecchia, Trebisacce., Resti che mano mano stanno scomparendo. Indifferenza che fa si che lo splendore dell’antica Sybaris resti solo un ricordo sbiadito sui libri di storia.
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