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domenica 28 novembre 2010

Trebisacce-28/11/2010: Massime e riflessioni riproposte da Terry Spataro


Terry Spataro



I giovani: i bimbi cresciuti che sono arrivati nell’età più difficile, più complicata, quella che precede la maturità. I loro soprannomi perfetti sono “sfiduciati” e “confusi”, questi che vivono con rabbia e trovano lo svago in comportamenti distruttivi come far uso di droghe e di alcool, si iniziano le dipendenze proprio durante l’adolescenza; lo stesso lo si può dire di altri comportamenti come la violenza e il sesso libero. Questi ragazzi si pensa appartengono ad una ben divisa categoria sociale. Sbagliato. I problemi che colpiscono noi giovani non hanno nessuna distinzione sociale; come il figlio della famiglia per bene li può avere, come anche il ragazzo con la situazione familiare più disagiata. La domanda che c’è da porsi,penso, non è da quale ceppo sociale provengano questi problemi, ma perché così tanti ragazzi ne restano coinvolti? Pensando. Sono venuti meno nel tempo le figure e i luoghi di mediazione tra bisogni individuali e istanze della collettività, c’è grande incertezza nelle famiglie, nelle scuole, nella vita associativa, su quali valori e mete proporre ai giovani, e sovente si interpreta l’azione educativa come semplice accompagnamento , senza far maturare proposte. Un delle primarie attività sociali è l’interessamento alla politica, che è in netta degenerazioni. La caduta delle ideologie e la crisi di progettualità in campo educativo hanno ulteriormente contribuito a tenere lontani i giovani dalla scena dell’impegno socio-politico. La politica giovanile è poi praticamente inesistente, i giovani che hanno degli ideali politici sono pochi al giorno d’oggi e non vengono spronati affatto, la vivono come un qualcosa di lontano, inarrivabile e che non gli appartiene, d’altro canto i politici non fanno nulla per incentivare la loro partecipazione, pochi sono i leader di partito che ascoltano proposte. Si è aggravato il distacco tra lo Stato e i bisogni dei cittadini, determinando soprattutto tra i giovani, la diffusa idea che l’impegno politico sia una cosa sporca, e che sia meglio per le persone oneste non occuparsene, almeno nelle forme di coinvolgimento diretto. Queste incertezze sul proprio futuro, l’impossibilità di considerarlo davvero come il tempo in cui si realizzerà il loro desiderio di indipendenza, li portano a essere rinunciatari rispetto all’impegno necessario, per realizzare la crescita di una società che sembra non attenderli. “Purtroppo, il dramma dell’assuefazione all’esilio minaccia anche noi cristiani. Ci stiamo adattando alla mediocrità. Accettiamo senza reagire gli orizzonti dei bassi profili. Viviamo in simbiosi con la rassegnazione. Ci vengono meno le grandi passioni. Lo scetticismo prevale sulla speranza, l’apatia sullo stupore, l’immobilismo sull’estasi. La nostra religiosità incolore si stempera in gesti stereotipi, in atteggiamenti etici senza entusiasmo, in pratiche rituali che hanno il sapore delle minestre scaldate nelle pentole d’Egitto.. Più che essere schiavi dell’abitudine, abbiamo contratto l’abitudine della schiavitù” (T. Bello, Il Vangelo del coraggio. Riflessioni sull’impegno cristiano nel servizio sociale e politico) Da ciò dobbiamo capire che bisogna ridare fiducia ad una generazione che fa fatica ad affacciarsi in questa società. Bisogna eliminare questo pessimismo ascoltando le loro ragioni e dare loro il modo di esprimersi e ridandogli quelle certezze che danno la forza di continuare a credere. Credere, in una religione. Sono pochi i giovani che sono attivi nella propria religione,o meglio che credono in essa. Da un periodo a questa parte c’è un gran numero di giovani che dopo uno studio,o un proprio sentimento, abbandonano “il credo” in una religione per diventare atei, affermano che l'esistenza di una divinità sia impossibile. Ma perché così tanta sfiducia? Perché perdono il loro “credo”? Sarà che, anche in questo caso, nessuno li involge a partecipare alle varie attività religiose? Di tutte queste domande ho trovato delle risposte grazia a Don Marco, vicario della parrocchia “all’Annunciazione del signore”di Francavilla Marittima, mi ha risposto che dopo quattordici mesi di esperienza sacerdotale, pastorale e spirituale nella medesima parrocchia, ha notato l’assenza dei giovani dalla vita della Chiesa; per tanto ha sentito la necessità di scendere e di intraprendere un dialogo libero e aperto con questi,che permetta di costruire insieme un circolo parrocchiale giovanile e di vivere serenamente l’ identità cristiana, di valorizzare i doni ed i talenti ricevuti e di testimoniarli. In questi incontri si tratteranno e si approfondiranno vari argomenti, se necessario anche con l’aiuto di persone competenti. Don marco ha continuate dicendomi che noi giovani siamo la fora viva e speranza futura per la Chiesa e per la società. Ammiro tanto il lavoro che questo sacerdote sta svolgendo, ha già avuto un incontro il 21 novembre ’10 ed è stato un incontro davvero edificante, con il tema “oltre la messa”. Spero che questo suo lavoro continui crescendo, e spero anche che ci saranno altri giovani nel secondo incontro che si terra domenica 5 dicembre ’10 nei locali della sua parrocchia, con la speranza che questi siano pronti a dimostrare, soprattutto a loro stessi ed a gli altri, che noi giovani non siamo apatici e senza entusiasmo. “L'errore può andar bene finché siamo giovani; solo non bisogna trascinarselo dietro invecchiando.” (Johann Wolfgang Goethe, Massime e riflessioni, 1833 postumo)

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