Ciao Caro Franco, te lo ripeto per l'ultima volta. Addio mio dolce amico. Sai, è stato bello ritrovarti, ed è stato ancora più bello piangere insieme.
L'ultima volta che ci siamo visti abbiamo capito insieme che sarebbe stata l'ultima volta, che quello sarebbe stato l'ultimo nostro grande abbraccio, ma anche l'ultimo nostro grande segreto in comune.
Quel giorno a Milano, guardandoti, avrei voluto gridare la mia rabbia al mondo intero, ma tu hai preteso che io restassi in silenzio, e per non tradire l'affetto e la tenerezza del tuo sguardo io ho tradito i tanti amici comuni, che intanto mi chiedevano di te e a cui ho sempre risposto di non sapere che fine tu avessi fatto.
Non c'ero questa mattina al tuo funerale, ma è stata una scelta cosciente, ragionata, maturata per giorni: non volevo portarmi dietro un ricordo diverso da quello che era stato il nostro ultimo incontro.
Perdonami, ma preferisco ricordarti così come ti ho visto quel giorno in ospedale, fragile e forte insieme, profondamente segnato dalla malattia ma ancora perfettamente lucido come tu solo hai sempre saputo esserlo, triste ma rassegnato a quello che sarebbe stato il tuo futuro, preoccupato solo dei tuoi figli e della povera Franca.
Io spero solo che ora la grande famiglia Rai sappia stare accanto alla tua famiglia così come ha già saputo farlo in passato e con altri, e spero che questa piccola nostra corporazione, quella dei giornalisti calabresi, sappia difendere la tua memoria e il tuo ricordo per sempre.
A noi che viviamo di carta straccia, a noi che vendiamo e compriamo solo parole, a noi che trascorriamo tutta la nostra vita pensando agli altri e facendo di tutto per difendere gli interessi e la vita degli altri, a noi. la sola cosa che rimane sul serio, alla fine, è il ricordo degli amici cari, dei compagni di lavoro, di quanti hanno avut o la fortuna e il piacere di conoscerci.
Ho una bellissima foto insieme a te, tu sai che io vivo di queste cose, e che manderò a Franca perchè quel giorno, io e te insieme, ci siamo davvero divertiti tanto, e alla fine io e te insieme abbiamo suggellato quel nostro momento comune in una foto, lo abbiamo fatto sorridendo molto, tu più di me, anche se a differenza di me tu eri sempre più riservato e più chiuso.
Spero solo che Dio mi aiuti a stare sempre accanto alla tua famiglia, e che Dio mi aiuti a conservare il ricordo di quel nostro ultimo incontro con tutta la dolcezza, vera forte palpabile, che hai saputo infondermi quando mi hai preso le mani e mi hai sussurrato "scusami se mi presento in questa maniera.".
A Carlo Parisi, segretario del Sindacato dei Giornalisti della Calabria e a Peppe Soluri, presidente dell'Ordine dei giornalisti calabresi mi permetto di dare oggi un suggerimento: ognuno per suo conto, o se preferite fatelo anche insieme, mandate per favore un biglietto a questo indirizzo: Professore Carlo Pietro Voci/Dipartimento Chirurgia Toracica/Ospedale San Raffaele di Milano, perchè è lui l'uomo che ha accompagnato Franco per mano fino all'ultimo suo respiro, e lo ha fatto, vi assicuro, con un amore e una dedizione che raramente un medico impegnato come lui, a quei livelli, riesce ad avere o a trovare.
Quando Franco arrivò da lui era già troppo tardi, ma questo Straordinario Signore della Medicina Lombarda lo ha accolto tra le sue braccia e gli ha indicato la strada migliore da seguire.
Intanto lo faccio io, e se mi consentite di farlo lo faccio a nome di tutti voi: grazie Professor Voci per aver salvato il mio amico nel momento peggiore della sua vita dal baratro.
Pino Nano
* * *
Difficile, caro Pino, aggiungere anche una sola parola al tuo tenero, struggente ricordo dell'amico Franco Bruno che purtroppo ci ha lasciati. E' una lettera che trasuda umanità, affetto, stima, amicizia e anche una amara "complicità" nel momento della difficoltà e della sofferenza. Ci avevi tutti, da sempre, abituati a questi slanci, a questi intensi momenti di umanità di cui si coglie ancor più il valore e l'importanza quando si è sgomenti per la scomparsa di un amico come era Franco Bruno per tutti noi e in particolare per chi, come te, lo ha avuto per lustri come compagno di lavoro. Io e Carlo Parisi seguiremo senz'altro il tuo suggerimento e ringrazieremo, a nome di tutti i giornalisti calabresi, chi ha seguito amorevolmente Franco nei suoi ultimi frammenti di vita. Ma il tuo ricordo di Franco conferma che si muore veramente e del tutto solo quando non si lascia alcuna traccia nel cuore degli amici e delle persone più vicine. E se così è, Franco non è morto e non morirà. Ricordi il poeta?
"Non vive più ei forse anche sotterra, quando
gli sarà muta l'armonia del giorno,
se può destarla con soavi cure
nella mente de' suoi?"
Peppe Soluri
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