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martedì 28 giugno 2011

Trebisacce-27/06/2011:“Nessuno ha il coraggio di disturbarli”







Trebisacce: 27/06/2011

“Nessuno ha il coraggio di disturbarli” è il titolo dell’opera prima di Elena Curatelo, presentata, lunedì pomeriggio, nella sala della sede Unitre, presso il Centro Sociale “Mariangela Scaglioso”. L’incontro culturale, organizzato dalle associazioni Unitre e Passaggi, ha rievocato la morte di 12 pescatori in un naufragio la notte del 31 Dicembre 1974 nel Mar Jonio dinanzi a Schiavonea. Elena Curatelo è originaria di Schiavonea e risiede con il marito e la figlia Donatella a Pesaro dove insegna Letteratura e Storia nella scuola secondaria. Ad aprire i lavori Caterina De Nardi che ha precisato che grazie all’associazione/i promuovono sul territorio eventi culturali che valorizzano il territorio e che il libro di Elena Curatelo è un grande romanzo corale, liberamente ispirato a un tragico evento di cronaca. Ma prima di passare la parola ai relatori ha invitato Giuseppe D’Alba a far scorrere le immagini fornite da Enzo Viteritti di Corigliano che esplicitavano i luoghi di Schiavonea e quelli del dramma vissuto nel 1974. Pietro Aino, presidente dell’Unitre, ha parlato dei vari personaggi protagonisti e di quelli inventati ed inseriti nel romanzo ad arte tant’è che è difficile per il lettore distinguere quelli veri dagli altri. Il romanzo ci presenta, spiega Aino, un angolo incantevole e al tempo stesso dolente della Magna Grecia che rivive con i suoi profumi mediterranei, la sua secolare rassegnazione, i suoi antichi mali, la sua religiosità che può sembrare superstizione, in un’atmosfera magica che non lascia indifferente il lettore. Aino in conclusione lo consiglia come utile ausilio per la didattica nelle scuole. Due studenti del Liceo Classico di Trebisacce, Adolfo De Santis e Antonietta Vito, hanno letto alcune pagine del romanzo e così bene da catturare pienamente l’attenzione dei numerosi presenti. Lo scrittore Franco Mangone, ha evidenziato tre piani nel romanzo. Il punto centrale rimane la tragedia, il secondo è mitico-religioso con Plauto, il pittore, che avrebbe dovuto dipingere il volto della madonna e i capelli pena la tragedia e infine la memoria che viene ricostruita attraverso i personaggi protagonisti. L’elemento femminile rimane e s’impone nella Curatelo e i personaggi ,(le donne che al mattino presto vanno a lavare i panni), parlano delle tradizioni delle nascita, del matrimonio, della morte e anche del corredo che le mamme preparano alle figlie. Una donna deve partorire il suo ottavo figlio e Annina esclama:” Povero figlio mio!” che è la tipica espressione della nostra cultura e tradizione. Così Scep, il saggio, urlava ai pescatori di non rientrare ma di allontanarsi perché il largo li avrebbe sottratti alle onde nemiche, alle onde della morte. Ma l’urlo non venne udito e la tragedia si compì. Vi è tanto della tragedia greca: Mito,leggenda e tragedia nel romanzo della Curatelo,conclude Mangone. Alla consegna dei libri agli interessati la sorella dell’autrice Silvia. Elena Curatelo, l’autrice, ha precisato che il libro lo ha dedicato ai genitori e ha parlato del “dietro le quinte” del romanzo. Dai grandi scrittori ha appreso il realismo magico. Il romanzo è corale perche i personaggi sono tanti. Il protagonista assoluto è il mare che i pescatori guardano, ammirano, scrutano, rispettano. I temi trattati sono tanti e si parla di amicizia, di accoglienza, di ospitalità e di solidarietà dei pescatori verso gli altri e che sono poi i valori tramandati dalla Magna Grecia. E’ un romanzo storico perché racconta una tragedia; è meta storico perché la storia si ripete, è atemporale perché sembra impossibile che nel 1974 a Schiavonea non c’era il farmacista ,quasi a dire che la comunità viveva in una dimensione irreale. Definisce i pescatori morti , e morti ingiustamente, “guerrieri della Magna Grecia”, perché morti sul lavoro e a causa, allora, della mancanza del porto. In conclusione un libro da leggere per imparare a conoscere un territorio, per non dimenticare le origini, per capire che Elena Curatelo ha scritto del dramma, ma senza lasciarsi andare alla rivendicazione.
Franco Lofrano

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