Giovani e Lavoro al Sud
Tanti giovani si trovano a dover affrontare l’immissione nel mondo del Lavoro, e quindi a dover fare i conti con la piaga dolente del precariato.
Giovani e non solo visto che molti di questi raggiungono anche la soglia dei 35-40 anni. Basti pensare ai nostri giovani ricercatori delle università italiane, che nonostante precari da oltre dieci anni, si vedono costretti ad ingoiare un secco NO, al rinnovo del contratto di lavoro.
Dopo tanti anni di studio, tra laurea, corsi di specializzazione, master, corsi di aggiornamento continui; senza pensare poi alle ingenti somme di denaro che le nostre famiglie si vedono costretti a spendere, magari con la speranza di poter dare al loro figlio una condizione migliore. Ma tutto questo resta solo una mera illusione quando ci si trova davanti a risposte quali: ”No grazie, siamo al completo, No grazie è richiesta esperienza nel settore …”,e quant’altre risposte più disparate.
Ecco dunque come per un giovane entrare a far parte del mondo del lavoro diventa forse l’esame più grande di tutta la sua vita. Così difficile è per tanti inserirsi in quel contesto professionale, per il quale ci si è formati e qualificati, ma costretti sempre più, a dover affrontare lavori che nulla hanno a che fare con il proprio titolo di studio. Poi ci sono quei giovani che non so bene se definire più fortunati, che pur riuscendo ad inserirsi nel proprio contesto lavorativo, sono comunque costretti ad accettare condizioni contrattuali che non sono per niente conformi con quelle nazionali, senza pensare ancor peggio a chi quel contratto non se lo è mai visto fare.
A tal proposito mi viene da chiedermi oltre ai riconoscimenti ed alle gratificazioni, quali garanzie e quali diritti?
Lavorare dunque senza vedersi garantiti rispetto alla durata del lavoro, alla copertura assicurativa, alla sicurezza sociale, all’assenza o meno dei meccanismi di anzianità e di TFR, al quantum del compenso ed al trattamento previdenziale.
Sono ormai note a tutti le statistiche nazionali e regionali che riguardano i precari, anche se di ben altro tenore sono i dati ISTAT, relativi alla situazione del Mezzogiorno, soprattutto per le donne. Da un ultimo articolo risalente al 24 maggio 2011 del il Sole 24 ore, si fa riferimento alle “critiche di Bruxelles al piano nazionale per il Mezzogiorno” in relazione ai fondi Ue, secondo il quale piano per il Sud ha il grande merito di aver riacceso l’attenzione sui gravi problemi irrisolti del Mezzogiorno, ma ha almeno due grossi limiti: non prevede l’assegnazione di risorse aggiuntive rispetto a quelle già destinate dal Mezzogiorno e si scontra con l’incapacità italiana di attuare rapidamente piani e strategie che invece non mancano.
Dunque allo stato attuale di cose non ci resta che unire le nostre forze, è importante avere la possibilità di mettere in comune esperienze, problemi, notizie e ingiustizie di vario genere. Il precario spesso ci si mette l’uno contro l’altro, ma la solidarietà ci può rendere forti, solo insieme possiamo riuscire a fare una lotta seria ed efficace, per ristabilire quella condizione di instabilità e di incertezza del nostro futuro; assicurando altresì una equilibrata crescita economica e la stessa tenuta del tessuto civile e sociale.
Da giovane tra i giovani mi sento forte in questa battaglia che non ci vede soli; a tal proposito intendo ringraziare il movimento dei popolari glocalizzati che attraverso la redazione di teleA1, ha permesso di mettere in luce il problema del precariato giovanile e di confrontarci sui problemi che purtroppo accomunano noi giovani. Si è tenuto proprio lo scorso sabato 25 giugno in diretta televisiva il dibattito sullo scottante tema del precariato organizzato dalla stessa emittente, dove hanno partecipato i giovani popolari glocalizzati, la dott.ssa Annalisa De Santis, la dott.ssa Sonia Pozzoni, la dott.ssa Tiziana Roseto ed il dott. Paolo Trotta.
Dalle discussioni emerse e dai diversi pensieri recepiti mi sento animata e spinta a lottare insieme a tanti giovani che come me vogliono costruire un futuro migliore, contribuendo alla crescita ed allo sviluppo economico del nostro Paese, partendo da serietà, impegno e concretezza.
In modo particolare intendo sottolineare l’impegno socio-politico che sta investendo il giovane Paolo TROTTA, cercando di creare una classe dirigente fatta di giovani liberi e formati pieni di ideali e di tanta voglia di fare. “Investire sui Giovani significa lavorare per il futuro del Paese”, ribadisce il dott. Trotta, affermando che “non si può essere spettatori inermi di questo grande film che è la vita, ma ognuno come diceva San Giacomo deve prendere la propria Croce, il proprio cammino, il proprio impegno è portarlo avanti per il raggiungimento del tanto auspicato Bene Comune”.
Farlo nel Sud, promuovendo i più meritevoli, ha un valore morale e strategico, dove l’impegno deve però essere reale e concreto, sfatando in molti giovani quella blasfema idea di raccomandazioni e di sudditanza presso codesta fallimentare classe politica, di promesse illusorie e di accordi pianificati. Vogliamo continua Trotta, che i nostri giovani riacquistino fiducia nella classe politica, fatta Perché No, di stessi giovani qualificati e motivati che mettano il proprio impegno a servizio della comunità.
Annalisa De Santis – Laureata in Farmacia presso la Facoltà' di Farmacia di Arcavacata di Rende (CS)
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