domenica 3 luglio 2011
Roseto Capo Spulico-03/07/2011:CENTOVENTI MINUTI CON L’ARTE (di Michele Pellegrino)
Michele
Pellegrino in uniforme da cadetto-
CENTOVENTI MINUTI CON L’ARTE
In compagnia del maestro Franco Abate
In questi giorni mi sono trasferito a Roseto, dove di solito mi reco in vacanza. Da molto tempo, ormai, trascorro le vacanze estive fra divagazioni di carattere culinario e impegni di carattere artistico, infatti, dopo avere lasciato la professione di geologo mi sono dedicato alla pittura. E’ una passione che viene da molto lontano, dai tempi in cui ero cadetto della Marina Militare e frequentavo l’Accademia Navale a Livorno. A quell’epoca, spesso il Comando Accademia inviava gli allievi di Stato maggiore in visita alle unità della Marina. Fu così che nel corso di una visita a Taranto, alla nave Vittorio Veneto, incontrai per caso Franco Abate, sottufficiale “L”. In Marina veniva data una considerevole importanza alla cultura e “L” , qualunque fosse il grado, stava per “ laureato “ . Insomma il portatore della “L” era sicuramente una persona colta. Nel corso della mia visita, ero con altri allievi, notammo questo marinaio che, fuori del servizio, stava dipingendo. Fummo attratti dalla natura del colloquio che lui, il marinaio pittore, teneva con un gruppetto di commilitoni. Insomma, Abate spiegava, ed è un concetto rimasto nella mia mente da allora, il gioco delle ombre e delle luci, il contrasto, l’immagine risultante e così via di seguito. Ricordo che proprio in quei momenti veniva donato da Abate una bellissima tela raffigurante un paesaggio boschivo con rivoli di acqua…” veri “, ad un maresciallo che a momenti sarebbe andato in pensione. All’epoca ho rivisto le opere di F. Abate dopo qualche mese, nel corso di una mostra fatta da lui presso il circolo sottufficiali dell’ arsenale di Taranto. Poi tutto fu dimenticato, tranne i concetti sulle luci e sulle ombre. Dopo tantissimi anni ci siamo reincontrati proprio a Capo Spulico dove da giovanissimo posseggo una casa in riva al mare.
“ Scusi, ho la sensazione di conoscerla ”, mi ha detto Franco, “ Anch’io ho la stessa sensazione, ma francamente non saprei dire dove e quando ci siamo incontrati “, risposi. “ Eh, osservò Franco, il tempo lascia dei segni indelebili “ ,e lì , la mia notazione di carattere scientifico : “ il tempo è una grandezza scalare positiva, i suoi incrementi sono sempre positivi “, insomma il tempo va sempre avanti e mai indietro.
Facendo , poi, mente locale ho ricordato tutto: l’incontro di Taranto sul Vittorio Veneto , la personale al circolo sottuffiali. Ieri, Franco mi ha voluto dare una dimostrazione di amicizia prima e di maestria pittorica dopo. Infatti, mi ha invitato a visitare i suoi luoghi dell’arte, il suo studio. Ancor prima di entrare si respira, si vive l’arte paesaggistica di Abate. Ecco, una infinità di tele incorniciate ed esposte che colorano il suo ambiente, e poi il tavolo della ideazione, dello studio , del progetto della singola opera e poi finalmente i cavalletti.
Il maestro mi parla appassionato, senza soste, io ascolto e deduco l’importanza della figura dell’artista, della sua opera, dell’approccio con la tela immacolata che viene osservata, roteata e sulla quale viene idealmente trasferita la composizione progettata. Momenti di massima ed insolita concentrazione , è in questo momento che deve essere verificata la compatibilità e l’interesse che susciterà l’impianto scenico. L’eloquio del maestro è competente, brillante, appassionato, egli riprende a disquisire sulla distribuzione spaziale delle masse , sul loro posizionamento , sul loro equilibrio. Per non dire, poi, della estrema importanza del cromatismo, del contrasto tonale e quindi delle luci e delle ombre. Riferisce ancora , il maestro, che solo dopo la impostazione e la verifica di queste essenziali condizioni iniziali, si passa alla preparazione della tavolozza, e ancora dopo, alla realizzazione dell’opera.
Ad un certo punto il mio sguardo intercetta una tela raffigurante la Torre di Amendolara ed il suo “ mare nostrum “. Il mare, il moto ondoso, la schiuma bianca, non sembrano dipinti , appaiono veri ! Ed è qui che viene raggiunta l’acme , quando Franco mi mostra in via del tutto esclusiva la tecnica per ottenere quel particolare moto ondoso e gli effetti bianchi di schiuma sulla cresta delle onde e lungo lo sciabordio delle stesse. Strabiliante ! Grazie maestro.
Capo Spulico, 3 luglio 2011 Michele Pellegrino
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