IL CALCIOBALILLA, PASSATEMPO PER TUTTE LE ESTATI
(“Ora Estate”, Calabria Ora di sabato 2 luglio, pag. 31)
All’inizio di ogni estate, immancabilmente, salta fuori una moda nuova, un tormentone: l’arrivo della bella stagione, infatti, porta con sé un desiderio generale di spezzare il ritmo che caratterizza il resto dell’anno e di cercare il divertimento giusto, da condividere con i propri amici o con i propri affetti. Del resto, proprio nel periodo estivo, capita di riabbracciare persone che non si vedevano da tempo: chi è partito per andare a studiare o lavorare altrove, in alcuni casi verso luoghi anche molto distanti, beneficia delle meritate vacanze e spesso decide di tornare nella propria terra d’origine. Un ritorno a casa, dunque, piuttosto che un viaggio verso uno dei tanti luoghi esotici pubblicizzati dalle varie agenzie: una scelta piuttosto frequente, che diventa ancor più comprensibile, oltretutto, se il paese in cui si è nati, e dal quale si è rimasti lontani per buona parte dell’anno, è una località di mare, le cui spiagge sono pronte ad ospitare, tra luglio ed agosto, indigeni e turisti in grande quantità.
Si va a caccia del passatempo più adatto, del diversivo che permetta ad un’estate di distinguersi in maniera netta da tutte le altre, di restare unica ed inimitabile, indelebile nella memoria di coloro che l’hanno vissuta. Ogni anno, tanto per cominciare, spunta inevitabilmente un nuovo ballo latino-americano, sulle cui note si scatenano gruppi di persone di qualsiasi fascia d’età: l’usanza prese il via con la Lambada, proseguì con la Macarena e certamente si riproporrà anche questa volta, con una musica più o meno identica, ma con un nome differente. Si moltiplicano gli sport tipicamente estivi: accanto ai tradizionali tornei di calcio, calcio a cinque o tennis, organizzati dai vari villaggi turistici, o all’utilizzo dei consueti racchettoni, si sono diffuse nuove discipline stagionali, come il beach soccer o il beach volley, per non parlare del calcetto saponato. Tendenze, dunque, che vanno e vengono, a seconda dei tempi e delle abitudini.
C’è un passatempo, però, che rimane sempre d’attualità, senza aver bisogno di ritornare con caratteristiche simili sotto falso nome, come nel caso dei già citati balli latino-americani, e senza doversi alternare con altre mode affini, come accade per i suddetti sport estivi. Sulla breccia da decenni, il suo nome è calciobalilla: non teme concorrenza, perché riesce comunque, nonostante lo scorrere inesorabile del tempo, a trovare il suo spazio. E così, dopo le ore trascorse in spiaggia e una passeggiata serale sul lungomare, si trova il modo giusto per chiudere in allegria una giornata. Ci si avvia verso il calciobalilla, ma di sicuro bisognerà attendere con pazienza: essendo così apprezzato, infatti, non potrà essere libero. Quasi sempre, a pensarci bene, ad averlo occupato è una gioiosa famiglia con bambini al séguito. Prima che si sblocchi la situazione, possono trascorrere minuti interminabili: quanti gettoni avranno preso? E poi, incredibilmente, c’è quell’ultima pallina che sembra proprio non voler finire in porta. Ad un certo punto, però, il calciobalilla si libera, e la lunga attesa viene infine premiata: si comincia a giocare e non si sa quando si concluderà, perché, una volta partiti, è difficile fermarsi. Ai tavolini del lido, intanto, non c’è più nessuno, e il proprietario della struttura inizia a sperare che quei quattro al biliardino la smettano presto, altrimenti chissà quando riuscirà ad andare a dormire. La famigliola di cui sopra, al confronto, aveva preso molti meno gettoni ed era stata ben più rapida.
Scene usuali, giustificate dal fascino che questo passatempo emana da sempre, sin da quando venne inventato. Le sue origini non sono semplicissime da rintracciare: secondo alcune fonti, già tra gli anni Venti e gli anni Trenta del secolo scorso, l’idea venne ad un certo Broto Wachter, in Germania, e nello stesso periodo anche in Francia vennero realizzati i primi tavoli da gioco, per merito di Lucien Rosengart, operaio della Citroën. Di sicuro, nel 1937, l’iberico Alejandro Finisterre diede un impulso decisivo al progetto: rimasto colpito dai numerosi bambini che, a causa delle ferite riportate durante la Guerra Civile Spagnola, non potevano più giocare a calcio, si ispirò al tennis da tavolo e, aiutato da un amico carpentiere, Francisco Javier Altuna, realizzò appunto i primi esemplari di calciobalilla per regalare un sorriso a quegli sfortunati ragazzini.
Anche il marsigliese Marcel Zosso fu determinante con la sua attività. Giunto in Italia nel 1949, lanciò l’idea nella nostra nazione: da allora, nel Belpaese, i biliardini sono spuntati in tanti bar e in tutti gli oratori. Il movimento è cresciuto sempre di più e ha messo le radici ovunque: nel 1995 è nata la Federazione Italiana Calcio Balilla e nel 2002 è stata fondata una Federazione Internazionale, con sede a Nantes. Tre anni fa, il calciobalilla ha addirittura trovato spazio alle Olimpiadi di Pechino, seppur come disciplina sperimentale: da gioco a sport, insomma, il passo è breve.
Francesco Cozzo
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento