Banner

sabato 13 marzo 2010

Trebisacce-11/03/2010:VIABILITA’ E SVILUPPO LE PROPOSTE DELL’ASSOPEC












ASS.OP.EC.
ASSOCIAZIONE OPERATORI ECONOMICI TREBISACCE
COMMERCIO - PUBBLICI ESERCIZI - ARTIGIANATO – SERVIZI
C.F.94015480786 assopectrebisacce@gmail.com +39 389 1148034
www.assopectrebisacce.com

Trebisacce, 12 marzo 2010
Al sig. Sindaco del Comune di Trebisacce, architetto Mariano Bianchi.
All’Assessore al Commercio, Paolo Partepilo,
nella qualità di promotore della Commissione Viabilità.
Al Dirigente dell’Area Tecnica, ingegner Michele Imbrogno.


TREBISACCE 2010 - VIABILITA’ E SVILUPPO
LE PROPOSTE DELL’ASSOPEC


E’ un momento importante per la nostra città. Sottoposta alle sfide della contemporaneità, Trebisacce trova le risorse per reagire, in termini di volontà, intelligenza, partecipazione democratica, di unione e di armonico confronto.
A distanza di due anni dai primi flebili vagiti, con i quali noi operatori economici dell’Assopec, osavamo proporci ai nostri Amministratori quali interlocutori interessati ed interessanti, in particolare, ovviamente, all’assessore al commercio, per affrontare finalmente un riordino della viabilità, eccoci qui a ringraziare per l’opportunità offertaci, di cooperare alla stesura di un progetto d’uso delle nostre strade.
Quest’atto è, sicuramente, un esempio alto di democrazia partecipata.
Non ci risulta, peraltro, che vi siano altri casi, perlomeno in zona, di una tale azione
sinergica fra Amministrazione, Forze dell’Ordine, Imprenditoria, e Volontariato Sociale.
Con questo documento, che l’ASSOPEC consegna alla Città di Trebisacce,
produciamo un primo grumo di nostre proposte sulla viabilità.
Si tratta di proposte, appunto, ed in quanto tali, è giusto che siano sottoposte al vaglio
amministrativo sul livello politico e tecnico, nonché al parere ed alle integrazioni o disintegrazioni degli altri attori della commissione.
L’umus che ha generato questo lavoro, è la conoscenza diretta della strada e dei fenomeni ad essa connessi, derivanti dalla lunga esposizione alla stessa,
a cui le nostre attività ci sottopongono.
Un lavoro, quindi, umile, in molti casi economico, in altri un po’ meno, centrato sui bisogni del cittadino-utente, senza grandi voli di fantasia o chimere irraggiungibili.
Le linee guida sono solo due: aprire strade e raddoppiare la viabilità orizzontale.
Un lavoro di buon senso. Si tratta di elaborati di massima, per ora, a cui potranno seguire dei fatti, perlomeno per quelle, fra le nostre, idee, che troveranno consenso e condivisione, incontrando il favore dell’Amministrazione.


Walter Astorino - Presidente ASSOPEC -

ASS.OP.EC.
ASSOCIAZIONE OPERATORI ECONOMICI TREBISACCE
COMMERCIO - PUBBLICI ESERCIZI - ARTIGIANATO – SERVIZI
C.F.94015480786 assopectrebisacce@gmail.com +39 389 1148034
www.assopectrebisacce.com

Trebisacce, 12 marzo 2010
Walter Astorino, presidente assopec

LE CINQUE ISOLE PEDONALI DI TREBISACCE

Trenta raggi convergono sul mozzo, ma è il foro centrale che rende utile la ruota.
Lao Tse – VI sec. A.C.

Sarà stata una sindrome acuta di agorafobia ad indurre a saturare col pieno, elementi architettonici dello spazio antropico, che da sempre si connotano col vuoto?
Saremo più espliciti. Una piazza è uno spazio largo, non edificato, lasciato libero,
che di volta in volta, è occupato dalle attività umane. Ad esempio, un mercato, o un concerto, una sagra, un circo, una manifestazione, ecc.
Ma se la piazza la riempiamo, dove lo mettiamo l’evento?
Una strada è uno spazio lungo, non edificato, lasciato libero, su cui ci si muove, a piedi, in bici, in auto, a cavallo ecc.
Ma se la strada la chiudiamo, come ci spostiamo?
Nonostante queste ineccepibili considerazioni, in alcune grandi città, di fronte alla sovrappopolazione, all’inquinamento ed all’assillo del traffico, è stato scelto di chiudere, non senza sacrifici, alcune piazze ed alcune strade, per migliorare la qualità dell’ambiente urbano. Ne hanno chiuse alcune, perché ne avevano tante, e perché avevano problemi. Trebisacce non ha di questi problemi. Pensiamo solamente ad un mero dato numerico: abbiamo solamente 9600 residenti.
L’intera Calabria conta un milione e 700mila abitanti, a fronte dei 4 milioni di Roma.
La Calabria intera è meno popolata di metà Roma, dove, a piazza di Spagna,
si arriva in macchina! Trebisacce, poi, non ha proprio i numeri per popolare un’isola.
Insomma, le nostre 5 isole pedonali, i 4 km di lungomare, nonché di spiaggia… altro che via dei Calzaioli e Palazzo Vecchio: a Firenze sono dei dilettanti, rispetto a noi!
Qualcosa, quindi, non torna, cerchiamo di capire cosa.
Innanzitutto, per avere un isola pedonale, occorrerebbero almeno tre cose:
uno Spazio, i Pedoni, la Necessità di farla. Noi non abbiamo niente di ciò. E’ così.
Partiamo, quindi, in un viaggio coatto, fra le barriere Ermetiche della nostra città.
Prima isola pedonale: Piazza Matteotti.
Ripavimentata, recintata, inutilizzata. Un’isola deserta. Non un bar, non un passeggio,
non un cane. Realizzata ormai da anni, è un atto subito con indolenza, dalla popolazione rassegnata. Di chi è la colpa? Ma quale colpa? Se la gente lì non ci vuole andare, non la potremo mica costringere. E riapriamola! Almeno si passa, si respira.
Ed invece, al contrario, un vallo franco posto dabbasso alla piazza, che consentiva un minimo di speranza, è stato prontamente sigillato. Non ha senso. Ma si insiste con la chiusura.
Seconda isola pedonale: Piazza della Repubblica. L’isola che non c’é.
Ohimamma. Un ibrido fra una piazza ed una villa comunale. Né carne né pesce.
6/15
A dirla tutta, a Trebisacce avremmo avuto bisogno davvero di una villa comunale seria, ma l’occasione l’abbiamo perduta con le colate di cemento degli eco-mostri realizzati nell’area Fornace. Pensate che bello, al posto di quei casermoni, se nell’enorme spazio della Fornace, accanto al recupero del manufatto di archeologia industriale, da destinare a spazio polivalente, si fosse realizzata un Villa con alberi ad alto fusto, panchine, Attrezzature Sportive… Ed invece eco-mostri.cementizi.
Torniamo in piazza della Repubblica. Anche questa, non ha mai funzionato.
Con l’intervento realizzato, l’intero paese ha subito danni non facilmente computabili, ma importantissimi. La zona è in agonia. Le vie adiacenti sono collassate. Gli eventi vi si svolgono con maggior difficoltà, l’impatto estetico è… fermiamoci qui.
E tutto ciò per chi? Perché? E fra le due piazze che succede?
Terza isola pedonale: Corso Vittorio Emanuele.
Se si voleva paralizzare il paese, la scelta è stata perfetta. In un sistema viario lungo
e stretto, come quello di Trebisacce, stipato fra il bastione e la ferrovia, chiudere al traffico il principale asse ortogonale a via Lutri, ha di fatto, tagliato in due il paese.
Un viale del tramonto. Non ci passeggia nessuno. Le attività chiudono.
“Si sta come d’autunno, sugli alberi le foglie”, reciterebbe Ungaretti…
Cui prodest? Cioè, a chi giova? (e non come qualcuno avrà pensato - a chi prude? -)
Unitamente al blocco di Piazza Matteotti e di Piazza della Repubblica, ecco delinearsi una linea Maginot, aggirabile solo percorrendo la iper-collassata via Lutri.
Ma non sia mai! Soprattutto se c’è gente e traffico, non sia mai!
Quarta isola pedonale: via Alfredo Lutri.
Di sabato e di domenica, fra le 19:30 e le 21:30, appunto quando c’è traffico e gente, via Lutri viene chiusa. E qui, il passeggio e lo struscio, nonostante la chiusura, ci sono e continuano, come è sempre stato.
Sarà che alla gente piace passeggiare in pianura? O che piace passeggiare in linea retta? O per andare fra le vetrine? O perché e lunga e varia? O per questioni di prossemica, che ci inducono ad andare a passeggio dove c’è gente ed in mezzo alla gente? O anche solo per tradizione? Intanto è così e basta. Prendiamone atto.
Però, se devi muoverti in auto, è un caos. Tutto bloccato. Il paese, sabato e domenica sera è paralizzato. Un autentico disastro. Il coprifuoco.
Questo d’inverno, ma d’estate?
Quinta isola pedonale: il Lungomare.
Perché non bastano i 3 kilometri di marciapiede del nostro lungomare, per passeggiare. Bisogna anche impedire il transito alle automobili, che magari portavano quelle famiglie, quei giovani, quei turisti che avrebbero voluto passeggiare un po’ da noi, mangiare una pizza o un gelato, e perché no, magari l’anno prossimo fittarsi qualcosa a Trebisacce. Ed invece no. Appena si comincia a chiudere il lungomare, via la gente. Trebisacce viene letteralmente scavalcata dal flusso veicolare della sera, che si riversa nei paesi dei dintorni, con gioia degli imprenditori turistici e dei play boy.

Fermiamoci qui. Il tono allegro volutamente tenuto sdrammatizza il tema, ma il problema è vivo e reale. Ed incide tanto sull’economia quanto sullo sviluppo sociale e culturale della nostra cittadina. Un paese è, prima di tutto, la sua urbanistica; in quella ci muoviamo, in quella viviamo, quella tocchiamo.
Occorre ripensare molte cose, porre rimedio agli errori compiuti, ed evitare di aggravare una situazione, per altro già compromessa.

Walter Astorino - Presidente Assopec –

Nessun commento:

Posta un commento