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venerdì 4 novembre 2011

Lamezia Terme-04/11/2011:“UN FORTE PD PER COSTRUIRE UNA REALE ALTERNATIVA DI CAMBIAMENTO IN CALABRIA”

INTERVENTO DEL PRESIDENTE DELLA PROVINCIA DI COSENZA, ON. MARIO OLIVERIO, ALLA MANIFESTAZIONE SUL TEMA:
“UN FORTE PD PER COSTRUIRE UNA REALE
ALTERNATIVA DI CAMBIAMENTO IN CALABRIA”

GRAND HOTEL LAMEZIA – LAMEZIA TERME
3 NOVEMBRE 2011


Amici e compagni,
in un momento di crisi devastante come quello attuale non è facile assumere iniziative, proporre idee, farsi promotore di incontri e manifestazioni senza destare dubbi, sospetti e letture dietrologiche.
C’è sempre il rischio che quello che uno fa possa essere frainteso, strumentalizzato, utilizzato per dividere e non per unire.
Quando ho deciso di promuovere questo incontro, avevo appena ascoltato le parole rivolte da Benedetto XVI ai giovani della Calabria: “Non cedete mai alla tentazione del pessimismo e del ripiegamento su voi stessi”.
Vi confesso che ho avvertite quelle parole come un richiamo ed un monito che non poteva essere lasciato cadere nell’indifferenza.
Anche perché venivano all’indomani della scomparsa di un altro grande uomo, Steve Jobs, il grande genio informatico, fondatore di Apple, morto prematuramente a causa di un cancro qualche settimana fa, di cui mi aveva colpito un’altra frase che egli aveva pronunciato nel suo famoso discorso all’università di Stanton.
“Quando avevo 17 anni -raccontò Jobs alla foltissima platea di neolaureati che lo ascoltava in religioso silenzio- lessi una frase che diceva pressappoco così:“Se vivrai ogni giorno pensando che potrebbe essere l’ultimo, quasi certamente un giorno avrai ragione”. Quella frase mi impressionò a tal punto che da quel giorno e per gli ultimi 33 anni della mia vita, mi guardo nello specchio tutte le mattine e mi chiedo: “se oggi fosse l’ultimo giorno della mia vita, farei ciò che sto per fare oggi?” E ogni volta che la risposta è stata “no” per troppi giorni di fila, capivo che dovevo cambiare qualcosa.”
L’iniziativa di oggi nasce dalla consapevolezza che quando tutto sembra bloccato e immobile, bisogna assumersi le proprie responsabilità e fare qualcosa per produrre il cambiamento, anche a costo di sbagliare.
In questi mesi abbiamo capito sulla nostra pelle che il PD, per ritornare sulla scena politica calabrese come soggetto promotore di una nuova stagione di rilancio e di sviluppo, ha bisogno di cambiar pelle e, per cambiare, deve darsi una strategia ed impostare un progetto.
Per troppo tempo ci siamo presentati ai nostri concittadini divisi, rissosi, attaccati più ai nostri piccoli calcoli di bottega che ad un progetto comune.
Tutto ciò ci ha fatto perdere autorevolezza e credibilità e ci ha costretto a lasciare completamente il campo ad altre forze, che si sono confermate assolutamente inadeguate ed incapaci di affrontare i gravi problemi della Calabria e dei calabresi e di mettere in campo un’azione di governo capace di costruire il futuro di questa terra.
Un partito, per essere credibile, deve avere un progetto di crescita, sociale e culturale ed una organizzazione democratica adeguata a garantire formazione e selezione dei propri gruppi dirigenti.
Ecco perché non è più rinviabile la stagione dei congressi che, anzi, bisogna aprire subito, senza ulteriori perdite di tempo.
Per dire qual è il partito che vogliamo costruire in Calabria e per scegliere democraticamente i suoi gruppi dirigenti ad ogni livello.
Accordi a tavolino e scelte calate dall’alto sarebbero la ripetizione di metodi e meccanismi del passato che non produrrebbero nessun passo in avanti. Anzi! E per questo che, con profonda convinzione ed altrettanta nettezza, diciamo: “mai più situazioni come quelle consumate a Caposuvero!”.
E’ con questo spirito ed è in nome di questo progetto che abbiamo promosso l’iniziativa di oggi a Lamezia.
Voglio dirlo con sincerità e consapevole spirito unitario: nessuna prova di forza.
Nessuna conta, ma il desiderio sincero di dare un contributo alla costruzione di una fase di dialogo e di confronto tra le varie componenti che operano nella società calabrese per dare vita ad un partito capace di proporsi come punto di riferimento in questo difficile momento della vita economica e sociale della nostra regione, fortemente segnata da una crisi drammatica che investe vasti settori della nostra società e per mettere in campo un progetto positivo, credibile e forte, intorno al quale mobilitare un vasto schieramento di energie sociali culturali, economiche e del mondo del volontariato.
La vasta e, per certi versi, inaspettata adesione che abbiamo registrato a questa iniziativa da ogni parte della Calabria conferma che c’è un grande patrimonio di forze e di energie che guardano al Pd con grande interesse e che sono disponibili ad un impegno attivo per la costruzione di un soggetto politico collettivo capace di rappresentare una reale alternativa di cambiamento per la Calabria.
C’è, insomma, anche qui, nella nostra regione, una grande fame di politica con la P maiuscola.
Le dimissioni del sen. Musi, in questo senso, hanno accelerato i tempi e hanno posto ognuno di noi di fronte ad una responsabilità diretta e precisa.
Musi in questi mesi ha lavorato in una situazione carica di difficoltà per mettere il partito calabrese nelle condizioni di autodeterminarsi attraverso lo svolgimento immediato dei congressi di circolo e provinciali per i quali è stato, da lui stesso, adottato e fornito un apposito Regolamento dal quale partire per riprendere il cammino. Sarebbe ingeneroso non riconoscere che egli ha operato in una situazione non facile, carica di difficoltà e lacerazioni che hanno caratterizzato il Pd calabrese soprattutto all’indomani della cocente sconfitta elettorale regionale. Nonostante le tantissime difficoltà incontrate egli è riuscito a mettere il Pd nelle condizioni di svolgere i congressi per eleggere i gruppi dirigenti ad ogni livello.
Al sen. Musi, anche a nome di questa assemblea, voglio rivolgere un ringraziamento sentito per la gran mole di lavoro che ha prodotto.
Il suo impegno generoso merita il leale apprezzamento sicuramente da parte di quanti hanno a cuore il destino del Pd e della Calabria.
Ora spetta a noi, a tutti noi, a quelli che siamo qui e a coloro che hanno deciso di non esserci, di affrontare questa nuova fase con intelligenza, responsabilità, maturità e spirito unitario.
Rilanciare il Pd per rappresentare una reale alternativa di cambiamento in Calabria: questo è, dunque, il compito che abbiamo davanti.
Un compito arduo soprattutto se abbiamo la chiara consapevolezza di dover agire in una situazione economica, sociale e politica di crisi inedita del Paese che si aggrava di giorno in giorno ed i cui rischi sono davvero alti e possono determinare implicazioni devastanti.
Una crisi economica e finanziaria senza precedenti che espone il nostro Paese a durissima prova.
In queste ore sta emergendo la grave situazione nella quale è piombata il nostro Paese a causa dei suoi ritardi strutturali e per responsabilità di classi dirigenti miopi ed animate da esclusive logiche particolaristiche.
Le responsabilità del Governo-Berlusconi rispetto a questa situazione sono evidenti.
Tale situazione sta mettendo a durissima prova l’unità dell’Europa e la stessa tenuta dell’Euro.
Le ripetute manovre assunte dal Governo per fronteggiare la turbolenza dei mercati e per rispondere alle sollecitazioni ed agli orientamenti della Banca Centrale Europea e degli organi dell’Unione si sono rivelate assolutamente inadeguate ed i contenuti sono portatori di ulteriori iniquità e privi di sostegno allo sviluppo e alla crescita.
E’ in questo quadro fosco e carico di difficoltà che in questi anni si sono aggravate le condizioni del Mezzogiorno e della Calabria.
A conferma di ciò dati contenuti nel Rapporto Svimez 2011 lasciano poco spazio a dubbi di sorta: il principale problema del nostro Paese è, e rimane, la disoccupazione dilagante. E' il Sud, in particolare, ad essere colpito da questa pericolosa "piaga": il tasso di disoccupazione nel 2010 è salito di oltre un punto percentuale rispetto all'anno precedente, attestandosi al 13,4%. Il doppio rispetto alle altre zone d'Italia (al Centro- Nord è del 6,4%, comunque in progressiva ascesa). Al Sud una persona su quattro non ha lavoro e/o ha smesso di cercare occupazione. Calano drasticamente gli occupati in tutto il territorio nazionale: meno 553 mila posti rispetto al 2008! Il tasso di occupazione scende a livelli record: al Sud è solo il 43,9% della popolazione attiva a lavorare, al Nord il 64%.
A fronte di questi dati, i più autorevoli osservatori del nostro Paese e noi con loro continuano a sostenere che l’unica possibilità che l'Italia ha di ricominciare a crescere al livello degli altri paesi europei sta proprio nella capacità di incentrare la propria politica di sviluppo sul riscatto delle aree depresse del Mezzogiorno.
“Affrontare la questione meridionale –ha più volte ripetuto di recente il Presidente Giorgio Napolitano- è un dovere della comunità nazionale e un impellente interesse comune per garantire all’Italia un più alto livello di sviluppo e di competitività. Non c’è alternativa al crescere di più, e meglio, insieme”.
A ripetere questi concetti sono stati anche il Governatore della Banca d'Italia e le più importanti e prestigiose istituzioni economiche del Paese.
Il Mezzogiorno rappresenta oggi la più grande opportunità di rilancio del nostro Paese.
Perché questo accada servono riforme tese a sbriciolare le diseconomie strutturali delle zone deboli del Sud. Prima ancora, però, occorre che tutti si riconoscano compatti nei valori fondanti di unità, di fratellanza e di solidarietà nazionale.

Dentro questo contesto, il cui approfondimento richiederebbe spazi e tempi adeguati, emerge ancor più prepotente e minacciosa, la cosidetta “rivolta del Mediterraneo” di cui sono soprattutto protagonisti i giovani.
Lo scenario che abbiamo davanti, dunque, è uno scenario in grande movimento, caratterizzato da forti e repentini cambiamenti.
A fronte dell’assenza totale del governo nazionale, c’è un governo regionale di centrodestra sempre pronto a piegare la testa e a subire i “desiderata” di Tremonti e Berlusconi.
Una giunta regionale, quella guidata da Scopelliti, che dopo un anno e mezzo di proclami e annunci, non ha realizzato un solo punto di quanto aveva pomposamente promesso sin dal suo insediamento.
Le condizioni della sanità si sono ulteriormente aggravate, i fondi comunitari non vengono utilizzati con la necessaria efficacia e progettualità qualificata con rischi di perdere consistenti risorse, l’assetto idrogeologico peggiora di giorno in giorno, i sindaci sono stati lasciati da soli ad affrontare i danni provocati dalle emergenze e dal maltempo, i trasporti sono antidiluviani, il porto di Gioia Tauro, che era il nostro fiore all’occhiello, è in piena crisi, i giovani continuano a partire per cercare lavoro altrove, cresce la disoccupazione giovanile e femminile, si allarga la fascia di disperazione e povertà, sono bloccati i programmi per la realizzazione di infrastrutture viarie moderne e veloci, ma manca soprattutto un progetto a cui ancorare un’azione di governo che abbia al centro un’idea di sviluppo chiara e un serio piano per il lavoro per i giovani.
Nei mesi scorsi è stato propinato ai calabresi un “modello Reggio a cui fare riferimento per il buon governo e per il cambiamento nell’intera regione. Purtroppo, a stretto giro di posta dalle elezioni regionali, siamo costretti a prendere atto che quel modello è tutto tranne che il buon governo di cui avrebbe bisogno la Calabria.
La verità è che chi per anni ha sbandierato questo slogan gridandolo ai quattro venti come esempio di buona amministrazione dovrebbe solo chiedere scusa in primo luogo ai reggini per aver proiettato un’immagine dell’amministrazione della città di Reggio che certamente non contribuisce al riscatto dell’immagine di questa terra sul piano nazionale ed europeo.
In presenza di questo stato di cose che vedono la nostra regione ed il Paese in grande difficoltà abbiamo sentito forte il bisogno di lasciare da parte ogni dubbio ed ogni incertezza per mettere in piedi un’iniziativa capace di costruire un progetto per questa regione e per il suo futuro.
Un progetto credibile, capace di mobilitare energie larghe,poiché la profondità della crisi che stiamo vivendo richiede non solo capacità di governo, intesa come governo delle istituzioni a partire dalla Regione, ma un apporto complesso anche delle forze sociali e culturali da far camminare insieme all’articolazione istituzionale.
Ecco perché riteniamo che il progetto che bisogna costruire e mettere in campo debba essere alimentato dall’apporto di un confronto vasto con i territori, la scuola, le università, il mondo del lavoro e dell’impresa
In tal senso riteniamo di promuovere, nei prossimi mesi, quattro iniziative.
Entro fine gennaio-inizi di febbraio organizzeremo una convention per aprire il cantiere e mettere a punto un progetto-Calabria che cominceremo a costruire, sin dai prossimi giorni, insieme alle forze sociali e ai territori.
Il secondo appuntamento che proporremo riguarda i giovani.
Sul modello dell’incontro “Finalmente Sud” svoltosi nei giorni scorsi a Napoli con la partecipazione di Pierluigi Bersani incontreremo i giovani della nostra regione e con essi metteremo al centro della nostra riflessione il lavoro, la formazione, la domanda di partecipazione che c’è in Calabria.
La terza tappa riguarda gli amministratori locali con cui affronteremo gli effetti dei tagli operati in questi mesi dal governo nazionale e il mancato trasferimento di risorse e funzioni da parte della Regione e avanzeremo proposte sulle quali costruire iniziative propositive e rispondenti alle esigenze del governo locale.
L’altro appuntamento riguarderà l’ambiente, la difesa del suolo, la salvaguardia dell’assetto idrogeologico del territorio, le fonti energetiche rinnovabili, la protezione civile.
E’ chiaro che per mettere in moto forze ed energie bisognerà dare certezza e stabilità alla nostra organizzazione. Per questo, come già dicevo prima, occorre celebrare subito i congressi, i cui tempi sono, ormai, più che maturi.
Parlo di congressi veri.
Occasioni di confronto e di dibattito sui problemi della Calabria e dei territori per definire le piattaforme sulle quali un partito di governo indica gli obiettivi sui quali intende impegnarsi e per i quali le comunità locali sono chiamate a dare un sostegno attivo. I congressi devono costituire il punto di ripartenza della costruzione di un progetto collettivo, vasto e plurale.
Per questo motivo abbiamo sentito la necessità di promuovere questo incontro: per offrire a tutte le sensibilità del partito un’occasione di dialogo e di confronto per riaprire il circuito della partecipazione,per ricreare un clima positivo nel quale il rispetto reciproco tra le diverse posizioni e personalità e l’amicizia tra di noi costituiscano una premessa importante ed elementi costitutivi dai quali non si può e non si deve prescindere per ispirare un impegno comune nella costruzione del partito nel quale ognuno di noi ha creduto e ha deciso di impegnarsi per la sua costruzione.
Se si realizza ciò, anche il confronto nel merito delle questioni politiche, diventa virtuoso, libero, fattore di accrescimento della forza attrattiva del Pd.
Il PD deve essere e sapersi rappresentare come una forza aperta all’apporto di nuove energie, di tanti giovani e di tante ragazze che sui territori della nostra regione, nelle università, nelle scuole, nelle città e nelle realtà locali sono presenti e costituiscono un patrimonio di intelligenze, di passioni, di saperi e relazioni che devono trovare nel nostro partito la loro casa.
Ecco perché bisogna riaprire in ogni comune una sede del Pd che deve ritornare ad essere la casa di tutti. I giovani non aspettano altro.
Lo abbiamo verificato nei nostri continui giri per i referendum su acqua, giustizia e nucleare e lo abbiamo riverificato sul referendum per la cancellazione dell’attuale legge elettorale.
Abbiamo toccato con mano il loro entusiasmo, la loro voglia di cambiare le cose.
Io stesso, che ho avuto l’onore di essere proposto e indicato alla presidenza onoraria del comitato per i referendum in Calabria, dove abbiamo raccolto circa 70 mila firme per la modifica della legge elettorale, risultando anche questa volta la regione più referendaria d’Italia, per come è stato evidenziato anche a Roma nel corso della presentazione delle firme, più volte sono stato contagiato e trascinato dal loro entusiasmo e dalla loro voglia di cambiare le cose.
A proposito della legge elettorale colgo questa occasione per dire che non ci possono essere tentennamenti o incertezze.
Il Pd deve assumere con convinzione e determinazione questo obiettivo perché già in questa legislatura si possa realizzare la modifica della legge elettorale, cancellando la vergogna del Porcellum e realizzando una riforma che ridia ai cittadini la possibilità di scegliersi i propri candidati.
Dico di più: se la situazione politica attuale dovesse precipitare come sembra, per il Pd si porrebbe comunque il problema di individuare modi e forme, da stabilire insieme, per consentire la partecipazione democratica nelle scelte delle candidature.
E’ tempo di fare le cose come vanno fatte.
Come le sta facendo Bersani che, dopo la sconfitta del 2008, ha lavorato senza sosta e con caparbietà, impegnando tutte le proprie energie per ricollocare la funzione importante che svolge il Pd all’interno del Paese.
Il suo lavoro, la sua capacità di tenere insieme la politica con chiarezza, coerenza e dignità, hanno prodotto risultati importanti e meritano di essere sostenuti.
Per questo motivo dopodomani, 5 novembre, saremo a Roma, in piazza San Giovanni al suo fianco e al fianco di migliaia di amici e compagni “in nome del popolo italiano”.
“Perché –come lo stesso Bersani ama spesso ripetere- noi non siamo semplicemente l`opposizione, ma vorremmo interpretare un`esigenza di riscossa per la ricostruzione di questo Paese».
Il momento che stiamo vivendo richiede fatti e azioni, conseguenti e concrete.
Ad ognuno di noi, che abbiamo alle spalle una esaltante ed onorata storia di impegno politico ed istituzionale viene posto davanti un atto di responsabilità e generosità: mettere da parte le ambizioni personali per assumere con intelligenza la postazione del Pd come motore di uno schieramento ampio, aiutare i giovani ad affermare funzioni di direzione ad ogni livello mettendo in campo un’impostazione culturalmente solida che deve nutrirsi di idee ed esperienze che devono maturare mutando i meccanismi di selezione che devono essere determinati dal consenso, dalla qualità e, in primo luogo, dal rigore morale e da comportamenti improntati all’etica.
L’etica è qualcosa in più del semplice rispetto della legge.
Chi ricopre cariche politiche ha una forma di responsabilità diversa che richiede, nella gestione del potere, canoni di particolare rigore personale e di protezione della reputazione del partito che si rappresenta.
Sono canoni che vanno scrutinati e verificati con attenzione prima e al di là degli accertamenti giudiziari, anche perché quando le ipotesi di reato emergono, la frittata, anche sul piano mediatico, è ormai fatta.
Il Partito democratico ha adottato un codice di autoregolamentazione che esplicitamente (punto 2) richiede agli aderenti a tutti i livelli di “favorire la trasparenza dei processi decisionali e la partecipazione democratica nelle forme più inclusive”.
Inoltre, essi devono ispirare “il proprio stile politico all’onestà e alla sobrietà. Mantengono con i cittadini un rapporto corretto, non abusano della loro autorità o carica istituzionale per trarne privilegi; rifiutano una gestione oligarchica o clientelare del potere, logiche di scambio o pressioni indebite”.
Sono prescrizioni generiche, come ogni norma etica, ma chiare nell’individuare principi virtuosi nell’azione politica.
Basta rispettarle e farle rispettare.
Un partito che ispira l’azione dei propri iscritti e delle proprie iscritte a questi principi non ha nulla su cui litigare, se non le idee e le proposte.

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