BUON COMPLEANNO, TRAP!
(“Ora Soccer”, Calabria Ora di giovedì 17 marzo, pag. 54)
Sopra la panca, lui campa da decenni. Giovanni Trapattoni, uno degli allenatori più importanti del nostro calcio, compie 72 anni, proprio nel giorno in cui si festeggia il centocinquantesimo anniversario dell’Unità d’Italia. Una coincidenza curiosa, scritta nel destino e meritevole di una sottolineatura, perché il Trap è stato e continua ad essere un personaggio fondamentale della storia del Belpaese, quantomeno di quella sportiva. Un personaggio trasversale, peraltro, visto che è amato da tutti: colleghi, calciatori, giornalisti e avversari. Un fatto non comune, un privilegio che solo i grandissimi possono vantare, soprattutto in un ambiente come quello calcistico, spesso contraddistinto da rivalità fin troppo accese che offuscano fair play, qualità morali e sano agonismo. Caratteristiche, queste ultime, che Trapattoni ha invece sempre sfoggiato, riuscendo a collezionare una quantità impressionante di trofei, ma anche a farlo con stile e signorilità.
Nato a Cusano Milanino il 17 marzo 1939, iniziò a giocare a calcio all’età di 18 anni con la maglia del Milan, che indossò per quasi tutta la carriera. Giocava da mediano, ma anche da centrale difensivo o, in alcuni casi, da terzino, in quella squadra leggendaria guidata in panchina da Nereo Rocco: dopo l’esordio assoluto contro il Como, in una partita datata 1958, debuttò in serie A il 24 gennaio 1960, in una vittoria per 3-0 sul campo della Spal. Il trionfo più emozionante ottenuto da calciatore fu, probabilmente, quello del 1963, quando capitan Cesare Maldini alzò al cielo il trofeo europeo più prestigioso dopo la finale vinta per 2-1 sul Benfica, nel vecchio stadio di Wembley: quella fu anche la prima Coppa dei Campioni conquistata da una squadra italiana. Un episodio al confine tra leggenda e realtà riguarda invece una partita giocata in Nazionale contro il Brasile, nella quale Trapattoni riuscì addirittura a fermare Pelé, che venne annullato e dopo ventisei minuti chiese il cambio. A dire il vero, sembra che “O Rey”, quel giorno, fosse stato condizionato da problemi di salute ma avesse dovuto comunque prendere parte al match, anche se solo nella fase iniziale, per motivi contrattuali. Lo stesso Trapattoni, qualche anno fa, tornò sull’argomento e disse con grande sincerità: “La verità è che lui era mezzo infortunato. Stanco. Io sono stato un buon calciatore, ma lasciamo stare Pelé. Quello era un marziano”.
Chiusa con una breve parentesi al Varese, nella stagione 1971-1972, la carriera da calciatore, si aprì quasi subito quella da allenatore, che ha permesso al Trap di entrare davvero nella storia e di vincere tantissimo: sette campionati italiani, uno tedesco, uno portoghese, uno austriaco, tre Coppe Uefa, una Coppa delle Coppe, una Supercoppa Europea, una Coppa dei Campioni, un’Intercontinentale, due Coppe Italia, una Supercoppa Italiana, una Coppa di Germania, una Coppa di Lega tedesca. Nove, in totale, i club allenati: Milan, Juventus, Inter, Bayern Monaco, Cagliari, Fiorentina, Benfica, Stoccarda e Salisburgo. L’unica esperienza negativa è stata forse quella alla guida della Nazionale azzurra: eliminazione prematura sia ai Mondiali del 2002, sia agli Europei del 2004, nonostante tanti buoni propositi e l’acqua santa versata sul campo. Nel 2008, è arrivata la chiamata da parte dell’Irlanda, che il Trap allena tuttora.
Sono diventate celeberrime anche alcune esternazioni del tecnico lombardo di fronte ai microfoni: chi non ricorda la sua clamorosa conferenza stampa del 10 marzo 1998, allorché, in un tedesco improponibile, si scagliò contro Strunz? Il video di quell’episodio è ancora oggi cliccatissimo su youtube. Senza dimenticare tutti gli aforismi e le improbabili dichiarazioni che hanno fatto la gioia della Gialappa’s Band, ai tempi di “Mai dire gol”. Quel che colpisce di più, comunque, è l’entusiasmo con il quale quest’uomo, sopra la panca, riesce ancora ad affrontare ogni sfida, rimanendo un punto di riferimento per le giovani generazioni. Buon compleanno, Trap!
Francesco Cozzo
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