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giovedì 24 febbraio 2011

Trebisacce-24/02/2011:Che i festeggiamenti abbiano inizio?


Che i festeggiamenti abbiano inizio?

Chissà se i nostri Padri costituenti furono sì previdenti, lungimiranti e prudenti nel formulare gli articoli costituzionali concernenti l’esercizio delle libertà? Evidentemente la risposta, per noi, non può che essere affermativa constatando che perfino in occasione del centocinquantenario della Unità di Italia si può esercitare, senza la benché minima limitazione, il diritto di libertà. Corre il 18 di febbraio ed in seno al Consiglio dei Ministri si discute per proclamare il 17 di marzo festa nazionale di tutti gli Italiani. Dovrebbe trattarsi di un atto puramente formale, punto di congiunzione del consenso di tutti i Ministri, espressione della maggioranza parlamentare, quindi del popolo sovrano; purtroppo non sempre la teoria si traduce in pratica. Il governo approva un decreto in virtù del quale il 17 di marzo diventa festa nazionale a tutti gli effetti civili; l’unanimità è lontana, le assenze per impegni istituzionali o per malattia (siamo pure sempre in inverno!) cedono il campo al dissenso, ancora una volta verde dipinto, impersonato dai Ministri Bossi e Calderoli. E’ proprio quel “birbante” di un Calderoli a rendere note le ragioni del dissenso: non vi è copertura finanziaria a causa della disastrosa crisi economica del Paese, derivante dal debito pubblico eccessivo; ancora, per la incostituzionalità del decreto. Chissà quale norma di rango costituzionale è lesa. E’ fantascienza pura; i Padri costituenti, nello svolgere così alacremente, minuziosamente e magistralmente il compito per cui sono stati eletti, sono responsabili di superficialità per non avere contemplato, tra le innumerevoli norme costituzionali, la previsione del giorno dedito alle celebrazioni dell’Unità di Italia? Ecco spiegato l’inspiegabile: la incostituzionalità del decreto. Mah!

Giuseppe Carbonara

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