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mercoledì 30 dicembre 2009

Trebisacce-30/12/2009: "Post coitum animal triste" di Gianni Mazzei


Post coitum animal triste.

In modo provocatorio e cogliendo come al solito nel segno, Mimmo Zappone, colui che inventò la storia, poi portata alla notorietà da Domenico Modugno, del pescespada che muore per amore, disse che i proverbi, più che la scienza dei popoli sono il conforto degli imbecilli.
Perché sono generici, consolatori e stigmatizzano situazioni cristallizzate che si vuole ( o non si può fare diversamente) debbano restare tali.
Ad esempio, prendete il detto latino “Post coitum animal triste”.
A parte il termine “ coitum”, ben preciso sul suo significato( ma anche su quello c’è da ridire, se approfondiamo il senso erotico dell’atto sessuale, con tutti gli aspetti essenziali dei preliminari), questo detto è di una genericità sconcertante, sia per i singoli termini sia, a maggior ragione, nel suo insieme.
Post: dopo quando si è triste? Subito dopo o pensando che non si fa più l’amore o temendo delle conseguenze?
Ma prima di fare l’amore si era allegri,in ansia, speranzosi?
Sembra di giocare con questo generico “post” a tutti i significati filosofici del romanticismo, mettendo in evidenza il prima e il poi dell’atto in sè, poniamo il bacio: la vita dell’uomo è solo ricerca e a dirlo non era solo Lessing col suo famoso”meglio cercare che la preda”; la conquista sazia e quell’aria di attesa ,di sospensione poetica declina e degrada al momento del raggiungimento e subentra la malinconia. Come si avverte in Amore e Psiche del Canova.
Sarebbe interessante sostenere ciò,giacché sarebbe affermare che il clima romantico è atemporale se anche i pragmatici romani ne avvertono la dimensione.
Però porrebbe un problema: si dovrebbe essere triste al momento dell’atto, non dopo,perché subentra altro senso di manchevolezza e altro desiderio.
Altro termine, fondamentale addirittura perché è l’agente della situazione “Animal”: è da intendersi ogni animale( come altre versioni suggeriscono: omne); ma che genere di animale, quello razionale e perché non dirlo allora?
Forse che nell’atto sessuale si estrinseca solo la corporeità,l’istinto senza coinvolgimento della mente e dei sentimenti?
Diventa un atto meccanico,mercenario: ma anche così,non resta per niente una forma aurorale di autocoscienza,di intelletto?
Penso che nell’amplesso, momento di coronamento dell’amore, ci sia necessariamente l’incanto della mente, la sua progettualità e anche se il corpo,in quel momento parla un suo linguaggio autonomo e crea brividi, è sempre la mente,il vissuto, la parola che ne determina senso e dilatazione.
Perché dunque,se le cose stanno così, bisognerebbe essere tristi? Si resta appagati invece e calmi della dolcezza di un’onda placata, tenera nella modulazione e nel ritmo rallentato, con dolcezza incredibile.
E,ancora: non ha sapore di maschilismo tale detto?
L’animale,forse, è triste perché ha disperso il seme, si sente svuotato, quasi castrato. O,come sostengono i cinesi, è perdere vigoria, una diminutio di personalità non più recuperabile,come avviene alla stella cometa che in ogni suo apparire perde per sempre una percentuale del suo nucleo?
A parte il fatto che è rinnovabile tale seme, e senza viagra, se la mente e il corpo si proiettano nell’intimità di una donna, perché sentirsi triste?
Non c’è nell’atto anche una progettualità di vita che rende immortali,superando la soglia del tempo,con una figliolanza, come dice Aristotele?
E,inoltre: non si è reso,oltre che se stessi, felice la partner?
O questo, e ciò è mentalità maschilista, non ha importanza,come se l’atto fosse solo il seme e chi lo dona e non la capacità di saperlo accoglierlo sapientemente e con ritmi e modulazioni diverse, da parte della donna?
E,ora,l’ultimo termine incriminato, perché a mio modesto parere,assurdo, dopo l’atto più bello e significato: essere tristi!
Per un momento,prima di vedere l’ampiezza del significato di tale parola nella lingua latina, mi soffermo sul dialetto: triste significa attivo, dinamico,sempre in movimento,”appicciare ndu l’acqua”, cioè essere così irrequieti da rendere incandescente anche l’acqua, cioè sapere vivere di contraddizioni.
Se la tristizia di cui parla il detto latino è questa,allora significa che dopo aver fatto l’amore si diventa creativi,vogliosi di vita,curiosi.
E’ una constatazione bellissima e di grande rilievo umano!
Cosa ,per altro, confermata dalla stessa lingua latina: triste,oltre che malinconico, significa accigliato e inesorabile, attivo quindi e determinato fino all’inverosimile. Altro che malinconico e passivo!
Perché,dunque, questo detto?
Ritornando all’assunto iniziale: essere i proverbi il conforto degli imbecilli, il detto in questione è nato da parte di chi non può fare l’amore e si consola dicendo che non ne vale la pena se poi deve sentirti triste!
E’ una variante della volpe e l’uva acerba.


Gianni mazzei

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