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domenica 27 dicembre 2009

Trebisacce-26/12/2009: Nulla dies sine linea di Gianni Mazzei

Nulla dies sine linea.

Per un momento non voglio ricordare né il latino né il senso morale
dell’espressione.
E non è un gioco mentale; il fatto è che sono stufo di opere buone,d’
impegni giornalieri e di buoni propositi.
Non tanto per il modo di dire che di buoni propositi è lastricato l’
inferno:ci costringono sempre ad essere rigorosi, a concretizzare le
intenzioni, ma più che altro, nella società pragmatica in cui viviamo,
ad avere successo,con buona pace di Kant che predicava solo,l’
intenzionalità.
Il problema è un altro,anzi è dilemma cornuto:
1) perché stabilire di fare una buona azione? E non due e non tutto
il giorno coronato da buone azioni? E dopo averla fatta, si possono
fare cattive, mediocri o di nessun conto?Inoltre,buona azione in quale
ambito: è buona azione pensare, meditare o dev’essere nel campo
pratico? E deve riguardare il prossimo o può essere rivolta anche a me
stesso?
2) E se voglio invece starmene in otium, pecco totalmente ? non posso
tendere al nulla, all’inazione più completa, rarefacendo così questa
mia smania di possedere la vita fino ad annullarmi e diventare così
essenziale e scabro?

E mi dimentico anche del significato di linea come rimarcare qualcosa
fatta e che si imprime nella mia vita,come un solco arato in cui
gettare il seme che deve germogliare.
Ecco: perché linea? E’ retta,come la retta via smarrita da Dante, e
quindi sempre in sintonia con la voce del Padre o il richiamo dell’
armonia cosmica?
Sarà retta o semiretta,con problemi sia d’inizio o di fine, da
obiettivo da porgersi, ma anche con il problema di non potersi
intersecare con tutti, a meno di essere convergenza parallela come
avviene nelle vicende politiche italiane?
Io opto,anzi ardo per un bel segmento, così mi risparmio lunghi
viaggi,spesso inconcludenti,metaforici e altosonanti e mi attengo a un
iter breve,magari che poi si sperde in una radura e si hanno i famosi
sentieri interrotti: così mi godo il fresco cupo di una zona chiusa e
la voce chiacchierina di una fontana che improvvisa erompe.
O forse il mio sogno segreto è un’ellissi, una curva così mi diletto
in segrete seduzioni e abbandono per sempre la rigorosa antipatica
linea retta della ragione.
Questi romani che sempre devono agire, devono vivere di regole e così
estirpano dalla vita degli uomini i sogni, la trasgressione che è
creatività.
Ma viene meno anche la stessa libertà: cosa scelgo se ogni momento
sono pieno di regole e il “video bona proboque deteriora sequor” lo
possono dire solo i poeti?
Roma,caput mundi? Veramente,con questa notarella Roma Kaputt di ogni
desiderio e di ogni trasgressione, di ogni sogno e di ogni diversità.

Gianni mazzei

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