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sabato 18 dicembre 2010

Trebisacce-18/12/2010: La pienezza dei tempi. Il mistero del Natale











Trebisacce:18/12/2010
“La pienezza dei tempi. Il mistero del Natale”,è il tema proposto e affrontato nell’aula magna del Liceo Scientifico ,sabato scorso,di cui è dirigente scolastico Tullio Masneri. Un momento magico di riflessione per tutti nella consapevolezza che:” è Natale ogni qualvolta riconosciamo i nostri limiti”,ha sottolineato lo storico e filosofo Gianni Mazzei anche nel ruolo di coordinatore dei lavori dell’incontro, aprendo la serata al dialogo, alla speranza e alla comprensione. Un valzer di Kreisler ha da subito creato quell’atmosfera magica tipica delle tradizioni natalizie con il maestro Francesco Corrado al violino e Debora Pecora al pianoforte e clavicembalo. Concetta Cardamone ,docente di lettere, è intervenuta sul tema del Natale nella letteratura che,ha sottolineato la relatrice, intanto significa cominciare a conoscere, a conoscere quanto i nostri predecessori ci hanno tramandato tramite i libri e tramite la loro saggezza orale. Ha ancora approfondito il concetto di sacro e ha dimostrato come si è successivamente trasformato in cristianesimo con Alessandro Manzoni. A Natale,quindi, si usa il dono, ma il ‘donare’ spontaneo,senza aspettarsi nulla in cambio,ha concluso la Cardamone a cui si è subito associato Mazzei. DeI Natale nell’arte si è occupato Umberto Celico che tramite le immagini di opere d’arte sul tema della natività ha dimostrato i vari cambiamenti nel tempo subite dai personaggi nelle varie composizioni. A supporto della sua idea da un punto di vista iconografico ha presentato e commentato la natività di Giotto che si trova a Padova nella Cappella degli Scrovegni che risale al 1303-1305. Ha continuato con Caravaggio (1609) dove le figure dei protagonisti sono visi di persone conosciute o incontrate dallo stesso Caravaggio nel corso della sua vita. E infine la scomparsa del figurativo nel 1911 con Kandinskij conservato in Armenia, a Yerevan. Il Mazzei,prima di passare la parola al successivo relatore,invita il pubblico presente a riflettere sul ruolo del “muschio” che si usa per il presepe e che indica la ricchezza della terra ed è anche l’anello di congiunzione con la Pasqua quando la terra prepara e ci propone di apprezzare il suo manto verde. E tra uno stacco musicale e l’altro, F. Sciumbata, S.Giusto, M.Corrado, I.Ruscelli, N.Basile e M. Scalise leggono e interpretano delle poesia a tema. “La poesia è canto!”,chiosa Leonardo Alario nell’affrontare il Natale e la tradizione. Spiega anche che abbiamo perso l’orecchio ed è per questa ragione che leggiamo. Il Natale apre alla speranza per l’uomo e ciò significa che la vita oggi non è serena. L’uomo cerca nel quotidiano di risolvere il problema esistenziale e il Natale ha il sapore del terrore, del buio, della morte. “Non è Natale se manca la crocifissione e la resurrezione”,ha affermato. Solo la luce fuga il terrore. E qui si ripropone l’eterna lotta tra il bene e il male. Alla fine la luce trionfa e le tenebre arretrano,quando si compie il sacrificio. Perché ci sono i fuochi a Natale? Per Alario già nell’antichità il fuoco incoraggiava il sole a vincere sulle tenebre, sempre per propiziare il bene. E anche sui Re Magi per Leonardo Alario significa ‘mago’,cioè colui che è caricato del dono della sapienza. Spiega ancora che i magi erano dei sacerdoti e non dei Re e si recano a Betlemme per incontrare il ‘Salvatore unico’ a cui in dono portano oro, incenso e mirra proprio perché Gesù è Dio,uomo e Salvatore. Infine rivolge ai giovani l’invito di festeggiare il Natale ogni giorno e non solo il 25 perché:”Chi ha progetti di vita non muore mai”.
Franco Lofrano

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