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mercoledì 7 luglio 2010

Trebisacce-07/*07/2010:Il concetto di “ spreco” nella pubblica


Il concetto di “ spreco” nella pubblica
amministrazione.


“Spreco” è una parola generica applicata alla cattiva
amministrazione
che nasconde più significati:
1) spese inutile ,gestione non oculata delle stesse data da mancanza
di programmazione, di inadeguata rapporto tra spese, risultati da
raggiungere, reali esigenze del territorio
2) doppioni d’incarichi per venire incontro ad amici
3) privilegi diretti e indiretti
4) non riscuotere il dovuto
5) mancanza di controllo
6) mancanza di coordinamento dei vari organi preposti al controllo
7) mancanza di una mappa completa dei patrimoni dei vari enti
gestiti
8) Proliferazione di enti inutili se non addirittura dannosi


Tutti questi aspetti,negativi,partono da una mentalità diffusa: chi
fa politica non è al servizio della gente, ma ha diritto a immunità,
impunità e privilegi; in più manca una seria selezione, direi anche di
natura giuridica oltre che di serietà morale, per gli aspiranti
politici ed amministratori .
Darò qualche esempio pratico di come può avvenire uno spreco, a
cominciare dagli enti sotto il nostro diretto controllo giornaliero( il
comune) e qualche suggerimento,prendendo spunto anche da esperienze del
passato, tipo il modo di gestire nel medioevo la vita associativa da
parte degli enti dei Comuni.

Naturalmente, poi questi aspetti si possono riportare su più ampia
scala e ognuno può dare un contributo per equilibrare la vita sociale
in Italia, partendo dal presupposto, imprescindibile, di una avvertita
coscienza civica da parte di ognuno di noi che è garanzia di vita
democratica, tramite la partecipazione diretta alla cosa pubblica, al
senso della democrazia,al rispetto degli altri e all’identità del
proprio territorio.
Senza delegare nessuno ma controllando i vari momenti della vita
amministrativa e dando suggerimenti
Gli esempi gli traggo da un’esperienza diretta, avendo fatto l’
amministratore, e da aspetti indiretti, osservando e leggendo la nostra
realtà territoriale.

a) incarichi do consulenza: ci sono comuni che stipendiamo avvocati,
quando sarebbe opportuno utilizzarli per pareri legali solo nei casi
necessari e spesso ricorrendo alle fonti della burocrazia, dalle
prefetture ai ministeri, all’avvocatura dello stato.
b) Altri comuni danno incarico di consulenza a tecnici,quando hanno
nei loro uffici professionisti e laureati,capaci di progettazioni e
altri aspetti inerenti a quelle mansioni richieste a un professionista
esterno;
c) Indizione di posto di lavoro non necessari,specie se si lavora ad
un consorzio di comuni, per ridurre le spese
d) Interventi in ogni settore della vita associativa,sostituendosi al
privato: l’ente pubblico deve saper coordinare le forze della società e
stimolarle, non certo sostituirsi. Ha senso che un ente,comune o
provincia o regione, possa accollarsi oneri per sponsorizzare una
squadra di pallone o altro?
e) Spese legali quando spesso si può arrivare ad una transizione
bonaria con la controparte ed evitare il contenzioso. Spesso,in questo,
responsabilità ha anche la magistratura che,pur accorgendosi che in
alcuni processi di amministratori non c’è dolo alcuno e quindi si può
archiviare , porta avanti processi che tolgono energie e tempi a
processi ben più importanti e costringono, una volta assolti gli
amministratori, i Comuni a pagare,come per legge, le parcelle degli
avvocati difensori.
f) Mancanza di recupero del dovuto, specie quando si tratta di
comodato o altro: spesso i privati gestiscono beni della collettività e
alle casse comunali non entra niente se non qualche gratificazione
personale di qualche assessore.
g) Proliferazione di enti e di poltrone: è il caso di ridurre all’
osso enti e numero di consiglieri, assessori, parlamentari ecc.
Difatti è assurdo, facendo un confronto tra l’Italia e magari gli
Stati Uniti ,avere tanti “politici “ di professione, in un numero
esorbitante e con risultati deludenti se non addirittura dannosi.
Sarebbe opportuno forse ristabilire alcune normative presenti nella
vita comunale del passato, tipo:
1) nessun stipendio per assessori ( solo gettone di presenza e
pagamento delle spese documentate)
2) così anche per i parlamentari ( tranne per chi non ha un reddito
derivato da attività lavorativa: l’introduzione dello stipendio da
parte di Giolitti,avvenuta per reali esigenze, ora è superata);
3) introdurre una cauzione da depositare prima del proprio mandato
come avviene ora per le ditte vincitrici di appalto e come avveniva per
il podestà: la cifra verrà restituita a fine mandato se non si sono
verificati danni al patrimonio della collettività
4) chi è sotto processo, anche se ancora non è stato condannato, per
danno al patrimonio del Comune, oltre ad essere sospeso non è
ricandidabile fino allo stato di innocenza accertata definitivamente
5) non consentire ai magistrati di essere candidati nel territorio
dove esercitano il proprio incarico, se non dopo essere stati spostati
in altra sede,da almeno il tempo della durata di una legislatura
6) i controlli,coordinati dal ministero degli interni ,sugli atti
degli amministratori, devono avvenire periodicamente,senza possibilità
di appello,almeno per quanto concerne la sospensione momentanea dell’
incarico: ciò comporta anche una nuova normativa, più snella e chiara.
7) Chi amministra, prima di entrare in carica, deve dichiarare il suo
patrimonio e poi, a fine legislatura, verificarne l’entità, sapendo
indagare, da parte degli organi di controllo, anche su possibili
prestanome.
8) Non può essere nominato amministratore che non ha una rendita sua
di sussistenza, chi non ha nozioni di giurisprudenza e delle leggi e
regole dell’ente che va ad amministrare
9) Le cariche non sono cumulabili né rinnovabili dopo la seconda
legislatura.
10) Chi gestisce in malo modo le finanze dell’ente gestito, chi non
recupera le somme dovute, ne risponde col proprio patrimonio e della
sua famiglia e in più decade dalla carica e non può essere
ricandidabile fino a quando ha restituito la somma contestata

Gianni mazzei
trebisacce

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