domenica 11 luglio 2010
Rocca Imperiale-09/07/2010: "Il mare che unisce" articolo e foto di Walter Astorino
Il mare che unisce 2010
10-7-2010
“Abbiamo ricevuto la solidarietà, insieme al desiderio espresso di confluire nella nostra provincia, da parte di diversi sindaci delle provincie di Cosenza e di Taranto, e ciò ci conforta ed allieta, esposti come siamo al rischio soppressione a causa dell’attuale numero di residenti”. Ed uno scroscio di applausi a scena aperta per il presidente della provincia di Matera Franco Stella, a seguito della frase sintetizzata, parte spontaneo dalle mani dei circa 200 presenti nel salone del “Parsifal” di Rocca Imperiale, che il 9 luglio scorso ha ospitato i lavori de “Il Mare che Unisce – Il Golfo di Taranto nella proiezione Euromediterranea”. Sarà per il proverbiale senso dell’ospitalità calabrese, talora anche eccessivo (come quello riservato a Paul Getty jr), sarà per lo sconforto di una popolazione delusa e disillusa, ma il presidente Stella,
ad un paio di kilometri dal confine con Nova Siri, avrà avvertito certamente che “giocava in casa”. E’ sempre più forte la voglia di Basilicata, nell’attuale Calabria del nord-est, che di fatto è già proiettata nel tessuto territoriale lucano. La gente dell’alto jonio, trova molto più comodo e conveniente spostarsi per qualsiasi cosa verso Policoro ed il metapontino, piuttosto che verso sud, vuoi per la qualità e “sicurezza”,
anche psicologica, della rete stradale (effetto Nicholas Green), vuoi per la qualità dei servizi, vuoi per l’affinità culturale. E’ una tendenza ormai inarrestabile. E poi sarà un caso, se il caso esiste, che per il manifesto ufficiale di questa iniziativa sia stata scelta come sfondo un’antica cartina geografica, nella quale il nome “Calabria” è riportato sull’attuale Salento, come era prima che i Bizantini, a seguito di una sconfitta militare, estendessero questo nome al Bruzio? Torniamo ai fatti.
Autorevoli tutti gli interventi, a cominciare dal sindaco di Rocca Imperiale Ferdinando Di Leo, o dei consiglieri provinciali Giuseppe Ranù, Franco Mundo e Mario Melfi, come puntuali e forbite sono state le argomentazioni dei 4 dirigenti d’area tecnica delle province di Cosenza Giovanni Soda, di Matera Michele Marinaro, di Taranto Cosimo Andriuolo, di Lecce Luigi Mazzei, per poi proseguire con interventi a carattere più “politico” da parte dell’assessore della provincia di Taranto Umberto Lanzo ed all’assessore Francesco Pacella di Lecce, oltre che, naturalmente, quelle dei presidenti Stella e Oliverio.
Nell’insieme, le esposizioni hanno tracciato un quadro “futurista” , pregno di elementi “astratti” assimilabili per certi versi all’espressività di Vasilij Kandinskij, aprendo spesso squarci nella tela programmatica tali da eguagliare se non superare, talvolta, l’esperienza di Lucio Fontana. Degni di nota, in particolare, l’intervento del presidente della provincia di Cosenza Mario Oliverio, che è stato proclamato presidente di turno della conferenza delle 4 provincie, nonché quello del dirigente del Ministero degli affari Esteri Stefano Formenti, che ha magistralmente esposto i programmi di interazione Italo-Tunisina sul piano economico, commerciale e produttivo… e qui il pensiero corre a Bettino Craxi ed Enrico Mattei , ed al prezzo che hanno pagato per il sogno di dare petrolio alla Patria scavalcando le
Sette Sorelle… ma questa è un’altra storia.
Tutto più che ottimo, quindi, nella forma. Quanto alla sostanza, però, riteniamo doveroso, per onestà intellettuale, fare qualche riflessione.
A due anni dal precedente incontro tenutosi a Trebisacce, il Mare che Unisce non ha prodotto assolutamente nulla. Si è parlato, ora come allora, di Rete Infrastrutturale, Porti, Aeroporti, Autostrade e Collegamenti, quando a Montegiordano, a soli 10 km a sud del “Parsifal”, ci sono le “Gallerie della Vergogna”, sulla 106, realizzate ed inutilizzate da tempi immemorabili, e buona parte dell’alto jonio non è raggiunta nemmeno dall’ADSL !!! Altro che Tunisia e Aeroporti. Qui si va ancora col Ciuccio!
E poi ancora Sinergie, Reti, Filiere, ed Abbattimento di Steccati… quando ormai gli steccati e le porte delle nostre stalle non ci sono più da un pezzo, perché i buoi sono scappati da così tanto tempo che non ricordiamo nemmeno più di averli mai avuti.
E non è responsabilità degli amministratori della Puglia o della Basilicata o dell’Italia o dell’Europa o del Mondo Intero o del Cosmo se questi problemi non vengono risolti. Che la Calabria si decida, una buona volta, a governare il territorio, anche il nostro, se le interessa davvero, con interventi concreti e veloci, invece di giocare a scaricabarile diluendo le responsabilità nei fumi dell’arte astratta.
Ma l’Ente Regione Calabria nasce già male, nel ’70 del secolo scorso, con le 700 bombe ed i 7 morti dei “boia chi molla” nelle battaglie di Piero Battaglia e Ciccio Franco, a Reggio. Nasce male con i suoi 5000 dipendenti (come la Lombardia, che però ha 9milioni di residenti contro i nostri quasi 2milioni) ed i 15000 forestali (a fronte dei 1200 dell’intero nord Italia, o dei 4000 dell’intero Canada!). La nostra fortuna ormai si è vista. Una riflessione: se per una semplice cena, possiamo e dobbiamo lecitamente scegliere il ristorante che preferiamo, perché mai altrettanto lecitamente, ai sensi dell’art.132 della Costituzione, non dovremmo scegliere la Regione in cui collocarci, quella che ci offre maggiori qualità sotto i vari profili, dato che è possibile farlo? Perché continuare ad ingoiare cibi scarsi ed avariati, sopportando un eterno mal di pancia, invece di cambiare? I tempi sono maturi: che i sindaci dell’alto jonio ne prendano atto, anche gli indecisi. Urge un referendum per cambiare regione, come avvenuto il 14 agosto 2009, data in cui è stata pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 188 la Legge n. 117/2009 che sancisce il passaggio di un gruppo di sette Comuni, dalla provincia di Pesaro e Urbino, nelle Marche, alla provincia di Rimini, in Emilia-Romagna, in base al già citato art. 132 comma 2 della Costituzione.
Ma cosa dice questo famoso articolo 132 della Costituzione, al comma 2 ?
“si può con l’approvazione della maggioranza delle popolazioni della Provincia o delle Province interessate e del Comune o dei Comuni interessati espressa mediante referendum e con la legge della Repubblica, sentiti i Consigli regionali, consentire che Province e Comuni, che ne facciano richiesta, siano staccati da una Regione ed aggregati ad un’altra”. Questi sono fatti concreti. Non si tratta né di fantasie né di fantascienza. Purtroppo, la necessità di cambiare regione nasce dal sano e naturale istinto di sopravvivenza di un popolo, che si trova ormai di spalle al muro.
Ed allora, primi cittadini dei paesi dell’alto jonio, cosa aspettate
ad esaudire le legittime aspirazioni degli altri cittadini, che primi
non sono, ma che voi rappresentate?
Walter Astorino
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