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domenica 18 luglio 2010

Trebisacce-18/07/2010: "Il paradosso di Zenone" di Gianni Mazzei



Il paradosso di Zenone


Guardare da altra prospettiva, o guardare in modo inusuale, cioè il
paradosso, non è stato inventato da Zenone: se esso intorpidisce prima
la mente come formicolio e poi le dà slancio, il paradosso è stato
inventato da me e nel mio popolo esiste, per come l’etimologia dice:
mirmidone, formica che dà alla mente il formicolio della ricerca.
Quello di Zenone, invece, inventore della dialettica così vicina alla
retorica, è solo un esercizio, un gioco mentale,molto vicino ai
sofisti.
Ha solo il merito, giacché era brillante filosofo della magna Grecia,
di aver accostato due infiniti: nel mio nome c’è la velocità e quindi
la pura azione, nella tartaruga c’è la lentezza e quindi la pura
logica, estremizzata.
Ma accostare due infiniti sta a significare solo l’inquietudine dell’
uomo, di non avere un suo centro ed essere sballottato da ogni parte:
nessuno di loro prevale,per il semplice fatto che è un absurdum e l’
uomo tende sempre alla reductio ad unum: ma forse più a me,pura azione,
che alla pura logica e parola.
Dunque: la tartaruga è la trama ,l’ossatura di ogni cosa, tanto da
essere vista come il sostegno del mondo intero: l’ignoto della sostanza
e dell’essenza che a noi manca e che ci illude e delude.
Io sono l’azione, la velocità non solo dell’agire ma anche del
pensare,senza schemi costruiti da rispettare, senza convenzioni sociali
da osservare.
Ed io,Achille, azione proiettata all’infinito, giovane nella mente e
nel cuore che non sa fingere e che non ritarda niente per motivazioni
occulte o di potere, sconfiggo,come sempre,chi resta la mia sinistra
ombra,sempre invidiosa,perché sa di essere perdente:Ulisse,la
tartaruga.

gianni mazzei

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