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martedì 28 settembre 2010

Trebisacce-28/09/2010:Michelangelo Frammartino: novello Pitagora


Pina Basile


Michelangelo Frammartino: novello Pitagora

“Le Quattro Volte”


Il regista – Michelangelo Frammartino – con una bussola ideale punta il suo ago magnetico sulla costa calabra, su tre lembi di terra jonica: Caulonia, Serra S. Bruno e Alessandria del Carretto. Qui c’è ancora uno spicchio di tempo per assurgere alla contemplazione delle vicende umane, che ciclicamente ripropongono la triade mito-memoria e realtà. Michelangelo vuole essenzialmente rendere concreta la sua aspirazione, compie uno scavo semantico nelle tradizioni, che lo collegano alla res mitica e lo riportano dall’ “aura mitica” alla “rugosa realtà” di tutti i giorni con una serena predisposizione a conoscere l’uomo e il mondo. La sua anima, spogliata dei sogni, abbraccia la realtà ed esprime l’amara presenza del vivere. Accosta le nuove generazioni agli esempi antichi, ad una poesia austera e sommessa, che riecheggia la voce dell’uomo in un mondo silenzioso e sofferto.
La cellula vitale è l’anima, presente in tutte le cose, ma pur sempre ciclica, che si dilata in una dimensione più universale. Lo ionico Michelangelo infrange gli idoli, ritrova l’anima della sua terra, esprime il dolce e l’amaro dell’esistenza. In questa riscoperta la favola antica diventa moderna musica, si sfalda nelle voci della Natura, nel lamento dell’uomo e dell’animale. Il sentimento carico di passato diventa comune sentire che, deterso in una sfera di luce e di suoni, si fa storia e le antichissime immagini cariche di umanità diventano memoria.
Spesso il poeta e il regista – durante il loro volontario esilio – dimenticano il mare, il profumo degli aranci in fiore, le nenie delle madri, i verdi altipiani e le fiumare per le terre e i fiumi del Nord. Ma quando la nostalgia invade l’anima, “i figli del Sud” affondano sillabe e immagini nella cenere degli Avi. È così che la poesia rinverdisce i valori sepolti agli Dei contemporanei, all’uomo artefice della storia, e spesso vittima di essa.
Il film “Le Quattro Volte”, intriso di analogie, richiami e contatti, fra idee vicine e lontane, filtra la Calabria pitagorica con il segreto delle quattro vite: vegetale, minerale, animale, umana. Il solitario vecchietto morente, vittima d’una cultura polverosa, è confortato dall’animale diventato umano. Qui Frammartino canta il dolore di una patria perduta nel candore spaziale dell’immagine. Non sono essenziali le parole, esse sono diventate profondi respiri, accenti eterni e l’umanità si ridesta sovrana sulla legge della morte!
La pietas del regista scava i fatti nella storia dell’uomo e scopre che l’angoscia individuale è diventata il dolore di un popolo. In Calabria, Michelangelo impara la poesia della memoria, in Lombardia – sua terra di adozione – colloca l’immagine nella storia. Il regista del mar Jonio subisce il fascino della grande civiltà del Mediterraneo, procede alla scoperta del sentimento e della Natura, alla decifrazione del mito e della tradizione storica.
Il passato è così vivificato da una gigantesca pianta, da una favola antichissima, dal profumo di un’età ormai lontana. L’albero acquista un tempo poetico, arricchito di suoni, voci e colori. La sequenza delle immagini apre uno scenario illuminante; forse ieri il rito era abbinato al tempo felice, che scaturiva dalla miseria, oggi all’era della volontà a non far morire la fede dei padri. L’immagine della chioma dell’abete e del fusto, che attraversa i sentieri tortuosi e felici, dà l’ebbrezza e il tripudio fantastico di un Dio pagano che diventa dopo pochi giorni simbolo cristiano. Ma l’albero muore e diventa fumante piramide di carbone, racchiude nella nebbia lo sguardo e la forza dell’uomo … il tutto diventa poi cenere! È la mitica terra calabra, il paese del mito e della filosofia ciclica, che riaffiora nel sentimento del poeta e del regista come “una memoria non umana” ma ancestrale.
Michelangelo cristallizza le immagini; io scrivo fiumi di parole. Entrambi, però, richiamiamo intimamente forme che sprigionano effluvi ellenici negli aspetti psicologici. Questa nostra terra si inserisce nell’eco di una classicità mai spenta, ricchissima di memorie e di risonanze, che ci riporta agli albori della Magna Grecia, destinati ad elevare “i valori del passato e del presente”, nel confronto con gli avvenimenti contemporanei. Il mito e la tradizione servono a dar luce e significato al fatto reale, a promuovere il presente per inserirlo nella dignità della vita. La divina Cannes, testimone dei segreti dell’io e del cosmo, ha incoronato di gloria un figlio della Calabria: un novello Pitagora.

Pina Basile
Dipartimento di Letteratura, Arte, Spettacolo
Università degli Studi di Salerno

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