venerdì 4 giugno 2010
Trebisacce-04/06/2010: Lettera aperta (di Remo Spatola)
Remo Spatola
Lettera Aperta
Il dovere della parola
Qualcuno dovrà spiegare, prima o poi , ai nostri figli e alle future generazioni il perché il patrimonio pubblico finisce per essere affidato a soggetti privati a titolo gratuito, siano pure associazioni, mentre il patrimonio privato viene spesso utilizzato dal pubblico a titolo oneroso.
Comportamento alquanto bizzarro. Strana idea di equilibrata amministrazione e di buona gestione dei beni pubblici. Qualcuno obbietterà che quei beni sono stati affidati ad associazioni culturali e che pertanto la pubblica amministrazione deve farsi carico di sostenerle tenuto conto della valenza sociale delle loro attività. Se questa obiezione è ragionevole, appare illogica ed irragionevole la scelta di allocare alcune attività comunali in strutture private a fronte del pagamento di un canone annuo che finisce per essere pagato dai cittadini e che aumenta la spesa pubblica. Tutto questo accade a Trebisacce proprio nel momento economico più grave, dal dopoguerra, in cui versa l’economia nazionale e nel mentre viene varata una manovra finanziaria con la quale si tagliano i trasferimenti agli Enti Locali da parte dello Stato.Un periodo di vacche magre che sfugge ai nostri amministratori che invece di razionalizzare la spesa pubblica si impegnano a farla aumentare.
Ma accanto al non trascurabile aspetto economico vi è anche l’aspetto sociale che caratterizza in negativo la scelta di affidare il Centro per la cultura e la convegnistica ad una associazione, indubbiamente meritevole ma obbiettivamente in condizione di dotarsi di una propria struttura per l’esercizio delle attività sociali ad essa connesse, sottraendo ai cittadini di Trebisacce uno spazio nato per altre finalità la cultura per l’appunto, e la convegnistica. Non sfugge che una singola associazione è portatrice di una cultura, e non della cultura capace di soddisfare la varietà delle domande culturali e che quello spazio funzionerà esattamente per come loro vedono il mondo di menticando che vi sono diverse visioni del mondo. Può apparire strumentale questo ragionamento ma non lo è per la semplice ragione che la libertà di esercitare le proprie prerogative culturali, non deve costringere i cittadini a privarsi di qualcosa che era stato pensato e realizzato per loro.
Con queste mie brevi considerazioni spero di non aver turbato i convincimenti di quanti ritengono giusta l’utilizzazione di un bene pubblico per finalità associative che di fatto precludono la libera fruizione dello stesso bene.. A proposito, speriamo che il polo museale della fornace venga destinato alla conservazione ed esposizione dei reperti archeologici di Broglio. Sarebbe auspicabile il tentativo di costituire una Fondazione, per la custodia e valorizzazione del sito archeologico, affidandola a persone competenti.Tutto questo anche in memoria del compianto Prof. Peroni. Sarebbe cosa buona e giusta per evitare che finisca in mani sbagliate o che venga destinato a funzioni improprie in contrasto con le finalità per le quali è stato progettato e realizzato
Voglio credere che il mio argomentare venga considerato un contributo, civile e doveroso, alla discussione e non un delitto di lesa maestà, convinto che la partecipazione alla vita democratica di una comunità si esercita con la parola e non con i silenzi.
A proposito, siccome qualcuno si chiederà a quale titolo parlo è bene precisare che parlo da ex vice sindaco di Trebisacce, che ha contribuito alla realizzazione di questa ed altre strutture pubbliche, e da libero cittadino.
Trebisacce lì 30/05/2010
Dott. Arch. Remo Spatola
Commento:
Ho letto con intelligenza storica la lettera dell'architetto Spatola, e la meraviglia che ancora nel ventunesimo secolo, si verifichino questi "danni morali, culturali, sociali e politici". Al di là dell'aspetto culturale, ciò che "mortifica e dilania", è che vi sono manufatti realizzati con finalità predefinita... e allora, è un male oscuro in questo "corpo sociale" già tanto ferito, che continua a tenerlo in "coma profondo" La parola dell'architetto Remo Spatola, scaturisce dal cuore di un amante, che nota ogni giorno, come si frantuma la dignità del valore di una cultura che ha fatto chiamare questo paese di mare: "La perla dell'Ionio". E la dice fuori dalla lingua, per dare un segnale di risveglio e di progresso che sono segni di civiltà. E allora asociamoci, sia "noi emigrati" e sia i "locali", perchè si grida ad alta voce: "Basta con gli scempi, e con i soprusi" che deformano e avvelenano il tessuto connettivo, di una cittadina che ancora conserva, qualche vestigia del passato. I nostri padri si ribellano dalla tomba, e i nostri figli non potranno leggere una sola pagina di storia, che abbia avuto il cammino sicuro e certo, verso gli ideali e verso la modernità. Possibile che sia finito l'amore? E che la secolarizzazione abbia distrutto: "Come eravamo"? Attenzione, che verrà il giorno del "giudizio" e allora sarà triste dire: Nesuna cosa dà tanto dolore, come una "situazione" che avremmo potuto evitare"... Ribadisco che la lettera aperta,di questo figlio legittimo di Trebisacce è il frutto di un uomo libero,e di una mente ricca di umanità, la cui cultura sociale e politica è tradotta con il linguaggio di un amore grande e sentito, verso il proprio paese, e che il dolore di ciò che accade, lo inquieta, e senza rancore, insegna come si risolvono alcune problematiche amministrative.
Ciccio Frangone
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