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giovedì 19 agosto 2010

Trebisacce-19/08/2010:Il cane suicida di Gianni Mazzei


Il cane suicida

Ho provato più di una volta a pensare che mi avessero lasciato solo,
i miei cari padroncini, per farmi godere l’ebbrezza della libertà.
Certo, sono l’animale per eccellenza fedele e quindi legato: ma ogni
fedeltà si basa sulla conoscenza e l’esercizio della libertà,
altrimenti sarebbe solo una costrizione, senza gusto per chi la
esercita e senza idea di riconoscenza da parte di chi la riceve.
Anche le pareti che ora osservo,inquieto, possono dirsi fedeli; sono
sempre lì, tranne eventi che non dipendono da loro, e aspettano
silenziose i padroni, ne ascoltano frusci e sospiri che non raccontano
a nessuno, pur se qualche malalingua dice che le pareti hanno orecchie
e quindi insinuano che possano parlare e riferire i segreti più
intimi.
Passeggio per la casa vuota, ogni tanto vado verso la ciotola per
qualche croccantino o una sorsata d’acqua; vorrei anche abbaiare alla
mia solitudine ma so che ai mie padroni, quando verrà detto loro dai
vicini che ho fatto il matto, non piacerà.
Il mio disagio però aumenta; io senza di loro, senza essere fedele a
qualcuno che devo vedere,toccare,leccare non ci so stare; è come
sentirmi snaturato, un guscio vuoto di cicala ormai insensibile ad ogni
rumore, lui che si è consumato nel canto.
Inavvertitamente la persiana sotto le mie zampe si muove e apre lo
spiraglio per andare sul balcone.
A costo di essere sgridato poi, salto per raggiungerli nella campagna
che sa di corse pazze di libertà ma nel cerchio della loro presenza cui
resto fedele.
Male che vada, se non dovessi farcela, cadendo da questa altezza,
avrò lasciato in questa stanza vuota il mio rodìo e la mia malinconia.
Spero che non mi dimentichino presto, come hanno fatto qui da tempo e
che nella loro mente qualche rimorso resti.
La fedeltà non è mai a senso unico, si conquista come la libertà, di
cui è sorella gemella.

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