domenica 6 giugno 2010
Trebisacce-06/06/2010: Platone non un idealista (il paradosso di Gianni Mazzei)
Sto lavorando ad un paradosso,per me inestricabile,: considerare
Platone non un idealista,come sostengono tutti
e non solo Nietzsche e Heidegger, ma il più grande imbroglio, essere
cioè materialista
Ciò lo deduco dalla lettura del mito forse più essenziale,quello
della nascita di eros(più di quello della caverna), dove volutamente
l'amplesso tra Penìa e Poros è depotenziato dall'intenzionalità
dell'amore e di quella compresenza di orizzonti( per dirla con Gadamer
) che permette al vero amore di far parlare il corpo all'anima,
spiritualizzandosi e far parlare l'anima al corpo,trovando carezza e
brividi della carne.
Penso che questo discorso sia solo nella bibbia ,nel “Il cantico dei
cantici” e forse in Maritain,in” Amore ed amicizia” e sfugga invece ad
altri,compreso Levinas di “Totalità e infinito”.
Nell'amore c'è il congiungimento di cielo e terra e quindi non si
avverte tale distacco e nostalgia dell'eterno, nè si deve più
considerare la terra come esilio e vuota parvenza.
Penso che Platone abbia commesso l'errore per due motivi:
1) era preso dalla volontà di salvare la polis in crisi e quindi crea
modelli eterni, dalla “La Repubblica” fino ad altri aspetti
fondamentali del suo esperire,compreso anche il significato dell’amore
e della stessa filosofia;
“) non ha avuto mai, visto la sua presunta omosessualità, esperienza
di amore completo,dimenticando come diceva S chopenhauer nei riguardi
di Fichte, che” primum vivere deinde philosophari”.
Questo ha impedito a Platone sia un rapporto più reale con
linguaggio e gli ha creato il problema della scomunica dell'arte,anche
se poi recuperata, oltre che nella sua geniale scrittura,
nell'accomunare intrinsecamente e funzionalmente le tre mania: eros,
filosofia ed arte.
gianni mazzei
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