martedì 1 giugno 2010
Trebisacce-01/06/2010:Israele e i pacifisti.
Israele e i pacifisti.
C´è un´espressione nell´Ecclesiaste, poi ripresa da poeti e filosofi
quale Leopardi e Schopenhauer, che è di un significato estremo,
esistenziale, teologico, ma naturalmente anche storico:"Chi aumenta la
conoscenza aumenta il dolore".
Sapere, comprendere il senso delle cose e della vita con la sola
ragione, ci porta al dolore ontologico di una nostra esistenza finita e
precaria.
Tale assunto, che poi si conclude o con la fede o con altri sostegni
filosofici, si può, a livello di significato, specie morale, ribaltare:
che aumenta il dolore aumenta la conoscenza e dunque il comprendere.
Israele, e non mi riferisco solo all´Olocausto, ha sofferto forse più
di ogni altro popolo.
Questa sofferenza deve portarlo però non a rancori, a chiusure
mentali, a sentirsi assediata ( e abbiamo visto cosa ha significato
sentirsi assediati da parte della Germania dell´inizio del `900!) o a
pensare di avere un credito illimitato con l´umanità e con la storia
tale da poter agire in modo arbitrario e arrogante: si veda il muro
creato in Palestina e ora l´attentato contro i pacifisti.
Dovrebbe capire, proprio per questa più avvertita sensibilità
derivatagli dal dolore per il suo passato, che la pace in Medio Oriente
e forse nell´intero pianeta, passa proprio per la convivenza pacifica
con i Palestinesi.
Israele e i Palestinesi hanno diritti uguali e contrari: chi può di
più,Israele per la sua sensibilità, gli Stati Uniti per la loro
potenza, si adoperino a trovare una soluzione definitiva,senza
interessi di parte ( come avviene per gli Stati Uniti che pongono il
veto ad ogni risoluzione dell´O.N.U. per la forte pressione della
minoranza israelita che condiziona l´elezione presidenziale) e facendo
il primo passo.
Nella diffidenza reciproca si perde il senso vero della vita e della
storia e si compromette anche la propria identità: si è se stessi nella
misura in ci si sa dialogare.
Gianni mazzei
trebisacce
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