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giovedì 22 settembre 2011

Corigliano-22/09/2011:A CATANIA SETTE DONNE FOTOGRAFANO S. AGATA


A CATANIA SETTE DONNE FOTOGRAFANO S. AGATA
Anche Corigliano Calabro è rappresentata.
L’alba, una Catania in bianco e nero, una piazza colma di uomini: panettieri, ortofrutticoli, medici, farmacisti… autorità militari e civili, tutti uniti dalla “Ma- Donna”.
Un silenzio ossequioso e inquietante allo stesso tempo, foriero di un’attesa che si carica di attimo in attimo, sveglia Catania in un’alba di Febbraio; un silenzio subitamente rotto da accomunanti voci, da un solo coro invocante: “Agata!”. Stracolma di ori secolari dalla Cattedrale, illuminata da un sole mite, esce “Lei”, resilente regina assoluta seguita dagli inchini delle potestà e delle autorità più illustri di Catania, per essere affidata al suo popolo devoto. Un popolo ossequiante che per tre giorni e per tre notti attraversa la città e tutti i rioni ricordando il sacrificio della giovane “Agata” in un arcano rito frammisto di usanze religiose che coinvolge tutti. Le nostre orecchie e le nostre menti per tre giorni e per tre notti saranno pervasi dall’alto coro tumultuoso ed incessante di fedeli in cantilena antiqua di devotio: “Tutti devoti tutti! Cittadini! Viva Sant’Agata!”.
Catania per tre giorni si ferma avvolta dal Velo Rosso protettivo. La “Martire” in quei tre giorni unisce tutti: uomini e donne, giovani, e anziani. Tutti attorno alla Divina. La invocano per nome, “Tutti devoti tutti! Cittadini! Viva Sant’Agata!”. La conducono, come Dea assoluta seduta sul trono del Monte Olimpo, per tutta la città, all’occasione vestita di bianco e di rosso; splendidi palazzi barocchi adornati da arazzi rossi effigianti l’iniziale del nome della Santa. “Tutti devoti tutti! Cittadini! Viva Sant’Agata!”. Il corteo vestito con tuniche bianche in ricordo dell’insurrezione del popolo di Catania ( 250/251 d.c.) allorquando la giovane “Proprietaria dei poderi” ( titolo assegnato ad Agata) fu condannata a morte. Agata, donna di famiglia benestante, con il suo rifiuto a ripudiare la sua fede cristiana al posto dell’adorazione di dei pagani, ha dimostrato a Quinziano il coraggio, la forza, l’importanza della dignità appartenenti al popolo di Catania. Il rosso del velo che il 5 Febbraio del 1491, anniversario del martirio della Vergine Catanese, arrestò l’eruzione dell’Etna. “Tutti devoti tutti! Cittadini! Viva Sant’Agata!”. Catastrofi naturali, terremoti, eruzioni dell’Etna e pestilenze, tra il 1200 ed il 1800, le cui risoluzioni sono attribuiti ad “Agata!”. La “Donna” edotta in retorica e in dialettica, incoronata dal titolo di “Proprietaria di poderi”, affrontò il martirio e la morte per difendere il suo credo, la sua dignità e con la stessa forza e dedizione, da secoli, protegge e difende il suo popolo dalle catastrofi e dai malvagi. “Tutti devoti tutti! Cittadini! Viva Sant’Agata!” l’estenuante rito prosegue da secoli e secoli.
Gabry Penocchio, Graziella Algieri, Lisa Bernardini, Roberta Toscano, Simona Cardente, Tatiana Vacirca e Valentina Fontanella: Sette donne, del nord e del sud d’Italia, professioniste e amanti della fotografia, osservano, catturano immagini, emozioni, colori di una luce che questa volta non proviene dall’alto ma è racchiusa in una Reliquia dorata dal viso di porcellana e al cui cospetto ogni uomo e donna catanese si inchina. Nell’atmosfera, senza tempo, surreale e fiabesca, sette donne si ritrovano davanti alla “Ma-Donna”. Coinvolte nell’infinita diatriba del sacro e del profano, tra cuore e mente. Sette fotografe a carpire le virtù cardinali del popolo di Catania immortalandone l’inchino e la riverenza verso la “Santa delle Sante”. Negli scatti delle sette fotografe è stato ritratto vivamente, il “forte credo”dei Catanesi per la loro Santa.
Fotografe che Scrutano sfiorando gli effetti della “Forza” della Vergine la quale, in onore dei propri principi, non si piegò al potere di Quinziano. Tre giorni di una commemorazione rituale collettiva, in ricordo della Martire e degli eventi, che oscilla tra il sacro ed il profano, due dimensioni indissolubilmente intrecciate. Carpiscono e spiegano con le immagini la “fiducia”, pro – fanum, di “Agata” che protegge i Catanesi dagli uomini catastrofici e distruttivi, come Federico II di Svevia, e calpesta i loro volti seduta sul suo trono (così i Catanesi la ricordano nel bassorilievo posto all’ingresso del Palazzo Comunale). Fanno rivivere e comunicano al mondo la “vigorosa credenza” di “non offendere la patria di Agata perché ella vendica le ingiurie” ( nel breviario di Federico II -1231); il “coraggio e la fermezza” di una “Donna” che: “ non l’atterrirono le minacce, non la piegarono i supplizi” ( S. Gregorio Magno). “Tutti devoti tutti! Cittadini! Viva Sant’Agata!”.
Graziella Algieri

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