VILLAS-BOAS, IL NUOVO MOURINHO?
(“Ora Soccer”, Calabria Ora di martedì 12 aprile, pag. 54)
Siamo soltanto nella prima metà di aprile, ma uno dei principali campionati di calcio d’Europa ha già eletto matematicamente la sua regina. Battendo a domicilio il Benfica per 2-1 due domeniche fa, il Porto ha infatti conquistato la Primeira Liga per la venticinquesima volta nella sua gloriosa storia: un titolo praticamente mai in discussione, ottenuto con ben cinque giornate d’anticipo rispetto alla conclusione del torneo. Imbarazzante la superiorità dei “dragoni”, testimoniata dai numeri, diventati ancor più impressionanti dopo il successivo blitz sul campo della Portimonense: ventiquattro vittorie e due pareggi in ventisei partite giocate, sessantuno reti segnate e appena undici subite, diciannove punti di vantaggio accumulati sulla seconda in classifica. Un trionfo reso possibile dai gol di Hulk, dalla classe di Falcao e dagli inserimenti micidiali di Belluschi. Ma il vero protagonista è l’allenatore: si chiama André Villas-Boas, ha trentatré anni ed è uno dei tecnici emergenti del calcio continentale, insieme con Garrido del Villarreal, Klopp del Borussia Dortmund e Garcia del Lille. Lui, però, sembra avere qualcosa in più rispetto ai suoi colleghi appena elencati: per molti, infatti, è il nuovo Mourinho. A ben vedere, in effetti, i punti di contatto con lo Special One, con il quale peraltro ha lavorato a lungo, non mancano: saranno solo il tempo e i “tituli” vinti, però, a dar ragione o meno a quanti oggi propongono il suggestivo paragone.
L’approccio di Villas-Boas al mondo del pallone è quantomeno curioso: all’età di diciassette anni, ha l’opportunità di conoscere Bobby Robson, allora tecnico del Porto, che abita nel suo stesso palazzo. Precocità e perspicacia, unite ad una buona dose di sfacciataggine, inducono il giovane André a lasciare nella cassetta della posta del suo illustre vicino di casa un foglietto contenente alcuni consigli tattici riguardanti l’utilizzo di un attaccante, tal Domingos Paciencia. Robson, per nulla turbato dall’apparente impertinenza del ragazzino, inizia a parlare di calcio con lui e gli offre addirittura un ruolo nel settore tecnico delle giovanili del club. Il successivo incarico, la guida della Nazionale delle Isole Vergini Britanniche, arriva nel 2002: non si tratta esattamente di uno squadrone, e infatti l’avventura si chiude non molto tempo più tardi, con una sonora sconfitta per 9-0 contro le Barbados. Quando José Mourinho diventa allenatore del Porto, lo sceglie come suo assistente: è il suo uomo di fiducia, come dimostra un episodio che risale al 2003. La formazione portoghese, forte del 4-1 rifilato alla Lazio nella semifinale d’andata della Coppa Uefa, gioca la gara di ritorno allo stadio Olimpico di Roma: Mourinho è squalificato e dunque è costretto ad accomodarsi in tribuna. Per aggirare il regolamento, comunica con la panchina con uno stratagemma: parla in modo apparentemente normale con Villas-Boas, che siede al suo fianco e riporta subito le sue indicazioni al vice di José, il quale le riceve via sms. Lo 0-0 garantisce l’accesso alla finale, poi vinta contro il Celtic Glasgow per 3-2.
La collaborazione tra i due continua anche al Chelsea e, fino all’autunno del 2009, all’Inter. Poi, Villas-Boas decide di spiccare il volo e di accettare la proposta dell’Academica Coimbra, che è in grande difficoltà dopo le prime sette giornate: la società gli chiede la salvezza, centrata grazie ad un brillante undicesimo posto. All’inizio dell’attuale stagione, allora, il Porto lo richiama, questa volta per affidargli il ruolo di primo allenatore: in campionato è un dominio, e inoltre la squadra è ancora in corsa in Europa League e in semifinale di Coppa del Portogallo, dove però dovrà ribaltare lo 0-2 incassato nella gara d’andata dal Benfica, in una delle sole tre sconfitte stagionali subite fin qui. All’orizzonte, insomma, potrebbe esserci un “triplete piccolo”, visto che il trofeo europeo in questione non è la Champions League. Basterebbe, comunque, per alimentare i paragoni con lo Special One.
Francesco Cozzo
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