Nell’orto degli ulivi
Quando più estraneo mi sentivo alla vita,
fiume seccato all’improvviso-
e le gocce,piccole, pur ancora capaci di
resistere all’arsura del sole alto,
tanto più il mio cuore si accorgeva
in quel calice prossimo ad essere bevuto
che quello era il mio imperscrutabile destino:
il franare infinito dell’onda a riva
sapendo che sempre a Tiberiade memoria
essa avrebbe avuto del travaglio avvenuto
cosicché l’azzurro sprofondato
beccato quasi da gabbiano vorace
ognuno lo avrebbe rivissuto in sé
ogni qualvolta mi avesse ricordato.
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