Un tesoro senza valore.
Scoperto un tesoro ad Albidona nel 1943, esattamente sotto la Cappella della Madonna della Pietà. Per non farci derubare dagli anglo-americani che stavano per arrivare ad Albidona ognuno di noi ha pensato di fare dei depositi sotto terra, allo scopo di nascondere gioielli ed altre cose di valore. Nel mentre si scavava nel terreno venne fuori una “pedanna” di terra cotta che avevano nascosto i briganti nell’800. Allora io subito ho pensato che ci doveva essere qualcosa. Mi sono messo a scavare e sono uscite delle pietre luccicanti, allora subito ne ho riempito un secchio e sono sceso a Trebisacce con la mia Lancia Augusta, che a quei tempi sono stato il terzo a comprare la macchina ad Albidona, i primi due sono stati i ‘Chidichimo’ e gli ‘Scillone’ che ci chiamavano a tutti “Dottore”; io ero il Dottore Veterinario. La mia macchina l’avevo comprata dai ‘Vitantonio’ e ‘Potestio’. La macchina che portò al successo i ‘Carlomagno’ che oggi con i Pullman hanno raggiunto tutta l’Italia e si accingono a conquistare il mercato Europeo. E’ questo un grande onore per Trebisacce. Stavo dicendo, per continuare, che mi sono recato dal gioielliere Sig. Ciccio Mattone a cui ho raccontato l’accaduto. Il gioielliere mi disse: “Sono pietre di oro non lavorato”. Allora gli ho detto: “Chi c’è più ricco di me? Solo il Re!”. E continuai: “Dove li posso mandare a lavorare?”. Rispose:”Se è una miniera allora sì, altrimenti non ne vale la pena.”.- “E’ una pedanna di un metro e mezzo di profondità e un metro di larghezza.”. “E non ti conviene allora.”- Esclamai: “Questo è un vero tesoro senza valore!”. Ringraziai il Sig. Mattone per la gentilezza usatami. Appena in strada pensai : “Dove hanno preso queste pietre luccicanti, a quei tempi, i briganti?”- “Faccio a tutti voi questa domanda?”- Era il tempo del copri fuoco, nessuno poteva accendere un fiammifero perchè gli aerei subito buttavano spezzoni incendiari. Ricordo bene, a proposito, che una notte un aereo vide la luce nella masseria di ‘marrache’ di Rinaldo Chidichimo. Il ‘massaro’ che aveva in affitto la masseria era impegnato a far partorire la moglie del bue, nella stalla. C’era un temporale che non si vedeva niente. Per tirare il vitellino il ‘massaro’ fu costretto ad accendere una ‘iacchera di deda’- (legno grasso)- ma proprio in quel momento passò l’aeroplano che buttò uno spezzone incendiario. La fortuna volle che il terreno era tutto bagnato, altrimenti il raccolto, che era già maturo, sarebbe andato tutto in fiamme. Ma noi che sensazione di terrore provammo!- Io, in quel periodo, facevo il corso pre-militare e dopo pochi giorni mi arrivò la cartolina di precetto per la Cavalleria di Bagnoli. Esattamente la sera prima che hanno mitragliato la stazione di Trebisacce. Se fosse stato il giorno dopo non sarei partito perché i treni non camminavano. Io avevo appena 18 anni.Continua il mio racconto con la guerra del ’43.
Michele Lofrano
Presidente Associazione Combattenti e Reduci)
Trebisacce
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