L’attuale pacchetto sanitario (D.R. 18-106-135) confezionato cinicamente per la popolazione della fascia jonica cosentina dal Presidente Scopelliti e da alcuni suoi referenti tecnici è una bomba ad orologeria che prima o poi scoppierà e farà dei grossi danni. Saranno guai seri per i pazienti (decessi), per i medici, facili capri espiatori, e per i politici responsabili di una programmazione irresponsabile.
La magistratura avrà il suo gran da fare ed i parenti delle vittime avranno documenti a iosa per dimostrare che la salute dei loro cari è stata sacrificata alla Ragion di Stato Regionale. Le colpe dei dissipatori delle risorse sanitarie passate si saranno diluite nel tempo ma quelle degli scempi attuali saranno ben chiare ed avranno nome e cognome che saranno ricordati, in negativo, nella memoria collettiva.
Fra questi, forse, si salveranno, almeno con la coscienza, quanti a vario titolo hanno prodotto decine di documenti e proposte per dimostrare le gravi problematiche sanitarie che investono tutta la fascia Jonica, da Rocca Imperiale a Cariati, nella speranza di far ragionare i “tecnici” di Catanzaro senza riuscirci. Tutti i documenti prodotti hanno dimostrato una grave fragilità dell’assistenza in particolare per la fascia jonica dove si è evidenziato una grave carenza di posti letto e chiare difficoltà a garantire l’emergenza medica e chirurgica. Il Gotha della Sanità regionale come risposta, in data 21.12.2011, ha prodotto il decreto 135 sulle Case della Salute, un pannicello caldo per curare un territorio in coma. Un territorio dove chi sarà colpito da infarto del miocardio o da ictus o da urgenza chirurgica non avrà sicuramente l’assistenza adeguata e rispetto alla gran parte dei cittadini italiani sarà penalizzato per tutta la vita. Ciò capiterà a ricchi e poveri, a politici e tecnici che si troveranno da queste parti e a quelle migliaia di turisti che d’estate duplicheranno la popolazione dei residenti. Sarà difficile spiegare a chi è abituato ad altri sistemi sanitari la malasanità programmata nell’Alto Jonio e saranno dolori per le casse regionali. Del resto oggi, in tempi di “bassa stagione”, se è difficile persino donare il sangue, figurarsi riceverlo in “alta stagione”…
Verrebbe da dire “Boia chi molla” per la difesa della nostra salute o fatalisticamente “Ve lo avevamo detto” ma preferiamo invitare il Commissario Scopelliti ed i suoi tecnici a una maggiore onestà intellettuale e a riparare gli errori compiuti. Siamo convinti, purtroppo, che ne hanno coscienza e se d’altra parte ci sono stati altri ripensamenti significa che il decreto 18/10 non è vangelo, ma semplicemente un piano redatto a tavolino da gente che non conosce la dura realtà territoriale ed ignora cosa significhi garantire l’emergenza-urgenza dalle nostre parti. Facile far quadrare i conti sulla pelle degli altri, su chi, peraltro, nella gestione della propria vecchia USL era in attivo.
C’è da dire inoltre che mentre si chiudono Ospedali strategici (per la mobilità passiva e per il bacino di utenza) come Trebisacce e Praia, si continua a mantenere tre Ospedali a distanza di meno di 20 Km l’uno dall’altro, oppure Ospedali fotocopia a meno di otto Km solo perché c’è qualche santo in paradiso.
L’ANMCO (Associazione Nazionale dei Medici Cardiologi Ospedalieri), in un documento ufficiale, ha ben evidenziato come, a differenza della fascia tirrenica (Belvedere), sulla fascia Jonica ci sarebbe la necessità di una emodinamica su Rossano, a garanzia di tutta la Sibaritide e l’Alto Jonio, dove è stata individuata una grave carenza specie per le urgenze cardiovascolari .
Neanche le ultime garanzie da parte delle autorità sanitarie regionali e provinciali al Sindaco di Trebisacce ed a noi Associazioni saranno in grado di garantire l’emergenza vera, perché il calcolo delle distanze e dei tempi parte da Rocca Imperiale, da Alessandria del Carretto e da San Lorenzo Bellizzi, non da Trebisacce.
Il Coordinamento delle Associazioni di Trebisacce, denuncia che l’unica soluzione possibile è quella di sostenere il progetto di un “ Ospedale generale dell’Alto Jonio”, in rete con gli Spoke vicini, poiché un ospedale è tale solo se ha una sala operatoria; e per questo se il problema è economico, noi siamo pronti per una raccolta fondi finalizzata alla ristrutturazione delle sale operatorie ingiustamente dismesse.
Nell’Alto Jonio c’è il bacino di utenza che può sostenere un ospedale generale (da 40.000 a 150.000 abitanti); che garantirebbe le risposte appropriate per gli interventi di urgenza-emergenza, che non sarebbero per nulla garantiti con un Ospedale Distrettuale/CAPT/Casa della salute. L’attuale Ministro della Salute, già sollecitato pochi giorni fa da una bella lettera di Mario Marino, non legga solo i freddi tabulati dell’Agenas ma faccia un viaggio nell’Alto Jonio, fra le nostre montagne e la nostra dimenticata gente e non si fermi in realtà calabresi dove l’urgenza cardiovascolare viene garantita, in contemporanea, da tre cardiologie e due cardiochirurgie.
Il Coordinamento di oltre 20 Associazioni a Trebisacce
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